TRA SILENZI E GRANDI ASSENTI DELUDE IL G8 DELLA RETE

“Acqua, bene comune” è il fortunato slogan con cui le associazioni promotrici dei due referendum sull’acqua hanno caratterizzato la campagna elettorale. Tanto che il termine “bene comune” sta vivendo una sua stagione di successo, trainata anche dai risultati delle recenti elezioni amministrative da cui è uscita vincitrice la parte politica che più ne fa uso.
E la Rete, può essere considerata un “bene comune”? A giudicare dalla scarsa attenzione ricevuta dal primo e-G8 tenutosi in Francia nell’ultima settimana di maggio sembrerebbe che non siano in molti a ritenerla tale.
E’ vero però che dal consesso sono stati esclusi i rappresentanti degli utenti, scelta miope perché solo questi ultimi sono in grado di garantirne la sopravvivenza prima ancora che il progresso.
Una Rete senza utenti sarebbe un non senso, oltre che una grave perdita economica per tutti coloro che in Internet hanno il loro business.
Ed eccoci al dunque. Sembra che, a questo proposito, non si siano fatti molti passi avanti. Sul tappeto gli stessi problemi che da anni tormentano gli investitori e dividono il popolo del web: primo su tutti, se la fruizione debba essere sempre e totalmente gratuita, cosa difficilmente conciliabile con i bilanci delle imprese investitrici; in secondo luogo se e come tutelare i diritti d’autore; terzo, se abbia senso parlare di difesa della privacy quando, dai social network in poi, sono gli utenti stessi a volersi mostrare senza veli. E poi, guarda che novità!, il timore che l’informazione su carta stampata possa presto scomparire fagocitata da quella on-line.
E che dire infine del silenzio sulla censura operata da alcuni paesi nei confronti di bloggers e internauti?
Insomma, se di “bene comune” si tratta, non si può che restare delusi da questo primo consesso internazionale, nonostante abbia visto la partecipazione di tutte le grandi personalità del web, dall’amministratore delegato di Google, Eric Schmidt, al fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.
Forse l’intervento più pregnante è stato quello del sempreverde Rupert Murdoch il quale, preoccupato per il futuro delle nuove generazioni, ha parlato di una scuola “ferma all’800, con un insegnante, una classe, un gesso e una lavagna” quando ormai tutto all’intorno viaggia su binari digitali.
Il mondo salvato dagli ottantenni?

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Annamaria Vicini
Annamaria Vicini
Giornalista pubblicista ho collaborato con quotidiani nazionali (L'Unità, Corriere della Sera, Il Giorno) e, dopo essermi trasferita da Milano in Brianza, con testate a carattere locale. Fulminata sulla via del web, sono passata nel 2001 a dirigere un sito Internet e una tivù a circuito chiuso nell'ambito della Grande Distribuzione. Ho realizzato house organ aziendali e mi sono occupata di Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni. Attualmente lavoro come free-lance e sono Digital Champion di Merate (Lc).

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