A Mondo Digitale un grant da 500 mila dollari da Google.

Nel nostro paese oltre 2 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni (il 21,2% della popolazione di riferimento) non studiano e non lavorano.

Sono i cosiddetti Neet (Not in Education, Employement or Training), ragazzi che non stanno frequentando nessun corso di formazione e non hanno nessuna chance di avvicinarsi al mondo del lavoro, giovani destinati a un futuro di emarginazione. Forza-lavoro che potrebbe contribuire alla ripresa economica del nostro paese se solo venissero attuate politiche mirate a recuperarla.

Ecco perché è importante l’iniziativa Palestra dell’innovazione della Fondazione Mondo Digitale di Roma, che si rivolge proprio ai Neet con l’intento di offrire un percorso di autoconsapevolezza, orientandoli al mondo del lavoro e alle competenze che questo richiede soprattutto in un settore, quello dell’Ict, che sarà sempre più il futuro dell’economia. Per poterla realizzare la Fondazione ha ricevuto da Google, attraverso la divisione interna che si occupa di progetti sociali Google.org, un contributo di 500 mila dollari.

Lanciata la scorsa settimana alla presenza del ministro Poletti, del presidente della Regione Lazio Zingaretti e degli assessori alla Produttività e all’Educazione del Comune di Roma, sta riscuotendo successo tra i giovani che hanno risposto numerosi alla call lanciata attraverso le istituzioni e i social network.

Alla call di Mondo Digitale hanno risposto molti laureati e diplomati.

E se quando si pensa ai Neet ci si immagina che siano ragazzi con bassa scolarità qui c’è stata una vera sorpresa: perché si tratta in maggioranza di laureati e diplomati, che però hanno poca o nessuna esperienza in relazione ai contenuti  proposti  e che non hanno mai partecipato a iniziative di orientamento.

L’obiettivo di Mondo Digitale è quello di coinvolgerne 10.000 in due anni. Per il primo trimestre, da qui a all’estate prossima, i giovani frequentanti saranno un migliaio.

Ma in che cosa consiste questo percorso?

C’è una parte di aula in cui si fa orientamento e poi ci sono i laboratori di Video Lab, Animazione 3D, Effetti Visual, Game interattivo e Realtà virtuale immersiva (l’immersione in uno spazio tridimensionale attraverso un dispositivo chiamato Oculus Rift). Si articola in due tipi di programma: uno prevede la possibilità di “assaggiare” tutti i laboratori, un altro invece offre la chance di sceglierne uno per approfondirne meglio la conoscenza.

Alfonso Molina, direttore scientifico di Mondo Digitale (nella foto), lo definisce “un bagno di autoconsapevolezza con un occhio al mondo Ict che avrà grande sviluppo nel futuro”.

Alfonso Molina

E spiega che in linea con la mission della Fondazione (“lavorare per una società della conoscenza sempre più inclusiva”) il modello adottato è un “modello solidale”, ovvero “un’alleanza con aziende a altre associazioni del settore che sulla base di un piccolo compenso si prestano a dare la propria collaborazione”.

Ma Molina guarda lontano e non si accontenta del traguardo raggiunto. Perché, si domanda, che cosa faranno questi ragazzi una volta concluso il percorso?

Approfittando della presenza del ministro Poletti gli ha posto il problema dando anche la soluzione: servirebbero corsi di 1-2 anni, stage e tirocini in aziende.

E Poletti che cosa ha risposto?

Ha detto che è d’accordo, che il Piano garanzia Giovani va rivisto”.

Ora quindi la palla passa nelle mani del governo. Nel frattempo sarebbe augurabile che molti altri, come Alfonso Molina e la Fondazione Mondo Digitale, prendessero a cuore il problema. Che è un problema non solo per i ragazzi che lo vivono ma per il nostro paese e la sua possibilità di crescere e innovare.

 

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