Trovare lavoro a Berlino è facile: parola di Diego Parravano, 29enne laureato in filosofia che in tre anni ha già cambiato lavoro tre volte. Ma potrebbe non esserlo più in futuro perché, sostiene Diego, continua ad aumentare il numero di chi emigra nella città tedesca in cerca di un’occupazione.

Trovare lavoro a Berlino nelle startup digitali

Diego ha trovato inizialmente lavoro in startup digitali nel mercato dell’auto  (“Un mercato enorme“, afferma) e successivamente nel settore dei macchinari per uso industriale. Le prime in cui ha trovato un’occupazione, Tirendo e Auto1, sono portali di e-commerce, mentre quella in cui lavora attualmente, TradeMachines, è un aggregatore di annunci per aste di macchinari industriali usati.

In tutti e tre i casi ha risposto ad annunci trovati su portali come Berlinstartupjobs o de.indeed.com, ma “ce ne sono diversi e tutti molto accessibili”.

Il lavoro attuale lo soddisfa da molti punti di vista: “Lo stipendio è nella media e l’ambiente di lavoro è ottimo. Ti lasciano molto spazio e ti senti una persona al di là della funzione che ricopri; tutti hanno diritto di parola. Sono ammesse anche pause social, in appositi spazi dotati di strumenti ludici come il biliardino. L’orario è di 40 ore settimanali e quindi si cerca in tutti i modi di rendere il luogo il più accogliente possibile“.

I fondatori sono due ex- ingegneri che hanno dato vita alla startup nel 2013. Attualmente il portale copre 54 Paesi ed è in continua espansione per quanto riguarda l’acquisizione di nuovi partner. Il team è composto da 28 persone, di cui quattro dedicate alla Comunicazione: oltre a Diego ci lavorano tre ragazze, una tedesca, una francese e un’americana.

Trovare lavoro a Berlino con una laurea in filosofia

Galeotto fu l’Erasmus. E’ da lì infatti che nel 2011 è iniziata l’avventura berlinese di questo giovane romano, studente di filosofia presso l’università La Sapienza.

L’ultimo anno di università l’ho fatto in Germania e poi non me ne sono più andato. Il primo anno dopo la laurea non è stato subito facile trovare un’occupazione stabile, ma ho tenuto duro e ce l’ho fatta. All’inizio avevo pensato di iscrivermi a un dottorato in filosofia, ma poi ho cambiato prospettiva. A Roma non volevo tornare, sapevo che lì mi avrebbe atteso una vita da precario“.

Certo, conoscere la lingua ha aiutato.

Imparare il tedesco è un incubo, ma per la filosofia è fondamentale. Un po’ già lo masticavo per via dell’Erasmus, il resto l’ha fatto la motivazione“.

Una motivazione affatto trascurabile per decidere di restare è stata anche l’aver iniziato una relazione con una ragazza: anche lei espatriata, anche lei italiana.

Ma a Diego Berlino piace perché “non è una città, è un pezzo di mondo. Ci convivono differenti etnie, è la prova che si può coesistere anche se si è diversi“.

L’importanza delle “quote rosa”

Sensibile verso la discriminazione di genere, in occasione dell’8 marzo il team Comunicazione ha pubblicato sul portale alcune statistiche relative alla presenza delle donne in settori a prevalenza maschile.

Quei dati mi hanno aperto gli occhi: nell’impresa in cui lavoro il 40% sono donne, ma il nostro settore è appannaggio degli uomini. Difficile inviare a un’asta una dipendente di sesso femminile: pensiamo all’Italia, quanti prenderebbero sul serio una ragazza che parla di macchinari industriali? La discriminazione di genere esiste, eccome! Non sono solo stereotipi…“.

La Germania garantisce ai giovani un futuro

Italiani e tedeschi sono molto diversi e per questo a volte ci si sente stranieri.

Per esempio qui nessuno attraversa il semaforo con il rosso, anche se c’è da aspettare parecchi minuti. I tedeschi sono molto formali, a volte anche troppo. Noi cerchiamo sempre una scappatoia, loro dicono ‘si fa così, e basta’. Però dal loro formalismo ci si sente protetti“.

La proverbiale efficienza tedesca può avere anche qualche falla. Per esempio, sostiene Diego, la Pubblica Amministrazione non è ancora sufficientemente digitalizzata: prova ne è che se si cambia domicilio non si può farlo online, ma bisogna recarsi negli uffici di persona. Aspetti comunque secondari, perché, afferma, “qui alla mia età, diversamente dall’Italia, ci si può permettere un investimento a lungo termine“.

A Roma va due o tre volte all’anno per visitare la famiglia, ma non pensa di tornare in via definitiva.

Vedo dei piccoli cambiamenti positivi, come i giovani che entrano in agricoltura con spirito innovativo. Però il Centro e il Sud faticano a tenere il passo. L’Italia è come la nazionale: sai che non può farcela, ma ci speri sempre!“.

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