La nuova sfida delle Coop: può una startup essere “slow”?

Imprese innovative ma senza dimenticare i valori.

Conciliare l’innovazione che, solo a pronunciarne il nome, evoca sensazioni come velocità e immediatezza, con la filosofia “slow”, ovvero gradualità e ritmi lenti.
Una contraddizione? No, piuttosto una sfida.
A lanciarla è Coopstartup, un progetto di Coopfond (un fondo alimentato dal 3% degli utili e dai patrimoni residui delle cooperative) e Legacoop, che vuole promuovere nuove imprese, soprattutto tra le fasce giovanili senza dimenticare i valori propri della cooperazione.
Presentazione di Coopstartup (Roma, novembre 2013)
Le startup, come generalmente le conosciamo, mirano principalmente a produrre reddito e soprattutto reddito finanziario – è l’analisi di Alfredo Morabito, direttore di Promozione Attiva di Coopfond –  Noi invece vogliamo dare vita a imprese che creino occupazione, che nascano da un processo condiviso e che producano anche innovazione sociale“.
Senza contare che la mortalità tra le startup è piuttosto alta. Addirittura, secondo fonti autorevoli, arriverebbe a punte dell’80-90% (http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2013-11-11/start-up-e-investitori-ecco-strada-fare-business-insieme-101430.shtml?uuid=ABWofRc).
Morabito non ha paura a pronunciare frasi come “non vogliamo illudere i giovani” o “dare 5 o anche 10 mila euro servirebbe solo a lavarsi la coscienza” e “non vogliamo fare assistenzialismo, ma educare all’imprenditorialità“, con chiaro riferimento ad alcuni tra i molti programmi di incubazione che esistono sul mercato.

Il ruolo di Coopstartup

 E quindi? Che cosa fa Coopstartup?
Valuta le idee e verifica se sono realizzabili, ma valuta anche le attitudini personali e le competenze di chi vuole creare impresa. Dopodiché individua i servizi necessari e accompagna la realizzazione dell’idea anche facendo formazione laddove ce ne fosse bisogno“.
Tra i servizi necessari ci sono anche quelli finanziari e lo stesso Coopfond può essere una risorsa in tal senso. 
Ma il capitale iniziale, alcune migliaia di euro necessarie per la costituzione della cooperativa, deve essere messo a disposizione dai soci.
Insegnare a pescare anziché dare il pesce, insomma, come diceva quel vecchio e famoso detto cinese. Perché altrimenti “c’è il rischio che ci si metta in gioco solo per avere un finanziamento e invece bisogna crederci davvero“.
Il logo con i quattro simboli che significano: start, coopera, progetta, realizza
Coopstartup è in fase di sperimentazione. Un “work in progress” che ha già dato vita a cinque progetti a Ferrara (http://www.farecooperativa.it/coopmeup.htmle in Lazio, a un bando per nuove imprese nella Regione Puglia (http://www.legacoop.coop/bando-coopstartup-puglia-2014-per-start-up-dimpresa-cooperativa/), e che sta per lanciare il primo progetto non legato a un territorio ma a un settore con grandi prospettive di espansione come quello agroalimentare.
La comunicazione, rivolta soprattutto a un target giovanile e quindi molto presente sui social network, è stata affidata a una cooperativa di giovani leccesi.

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Annamaria Vicini
Annamaria Vicini
Giornalista pubblicista ho collaborato con quotidiani nazionali (L'Unità, Corriere della Sera, Il Giorno) e, dopo essermi trasferita da Milano in Brianza, con testate a carattere locale. Fulminata sulla via del web, sono passata nel 2001 a dirigere un sito Internet e una tivù a circuito chiuso nell'ambito della Grande Distribuzione. Ho realizzato house organ aziendali e mi sono occupata di Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni. Attualmente lavoro come free-lance e sono Digital Champion di Merate (Lc).

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