Essere pagato con regolarità ogni 10 del mese: un sogno per i cosiddetti lavoratori atipici, che vivono di commesse e spesso devono attendere mesi prima di ricevere quanto gli spetta. Ma con SMart il sogno può diventare realtà…
Cosa sono lavoratori atipici
Attore di teatro, scenografo, musicista, fotografo, videomaker, giornalista, grafico: sono solo alcuni esempi, ma in realtà si tratta di una folta schiera che andrà ingrossandosi sempre più.
Sì perché a far parte dell’esercito dei lavoratori atipici potrebbero essere chiamate altre figure come quella nuovissima dei makers.
Persone che lavorano senza un contratto da dipendente e spesso con commesse che arrivano in modo non continuativo, persone che quando dicono “faccio l’attrice” (o qualunque altra attività di tipo creativo) si sentono spesso chiedere “sì, ma che lavoro fai“?
Perché se il problema fondamentale è quello di avere entrate regolari, un altro aspetto non secondario è il mancato riconoscimento della propria professionalità.
“Spesso sono gli stessi committenti a non riconoscerla, perché così possono pagare di meno” – sostiene Chiara Faini della cooperativa SMart – “Ad aggravare la situazione è anche il fatto che in molti casi si tratta di persone che lavorano da sole e che quindi è importante mettere in rete“.
Non solo artisti quindi (SMart è l’acronimo di Società Mutualistica per artisti) ma anche figure generate dai rapidi mutamenti della società tecnologica, come appunto i makers, che fanno fatica a trovare una collocazione precisa.
Il prossimo 31 maggio nell’ambito della European Maker Week si terrà un incontro a cui parteciperanno SMart e l’associazione dei freelance Acta dedicato proprio agli artigiani digitali. L’incontro è organizzato da WeMake un Makerspace con sede a Milano attorno a cui si è creata una vera e propria community.
Che cos’è e cosa fa SMart
Nata in Belgio nel 1998 è una realtà oggi presente in 9 Paesi europei che vanta 75.000 soci, di cui 60.000 in Belgio, 10.000 in Francia, un migliaio circa in Svezia e altrettanti in Spagna.
In Italia è sbarcata poco più di un anno fa e ha già raggiunto i 350 soci a cui si deve aggiungere un centinaio di utilizzatori ovvero persone che lavorano occasionalmente insieme ai soci veri e propri.
I soci sono assunti dalla cooperativa con contratti da dipendente intermittente (sono contratti regolari ma applicabili solo a determinate categorie) o co.co.co e a tutti viene garantito il pagamento delle commesse realizzate il giorno 10 del mese successivo. Questo è possibile grazie al fatto che l’8,5% di quanto fatturato nell’intero circuito a livello internazionale viene trattenuto dalla società mutualistica e redistribuito.
In Belgio, dove i numeri sono altissimi, è stata anche creata una piattaforma per mettere in contatto domanda e offerta. Cosa che per il momento non è ancora possibile in Italia, ma non è detto che non possa esserlo in futuro. Alla sede di Milano se ne è aggiunta un’altra a Roma e non è escluso quindi che anche nel Belpaese questa realtà possa presto crescere.
Lavoratori atipici: i servizi offerti dalla società non profit
Altri servizi offerti dalla cooperativa sono le informazioni sul diritto d’autore, la ricerca di fondi e facilitazioni per la mobilità internazionale.
In collaborazione con Acta vengono forniti servizi più specifici per la gestione delle commesse (per esempio chi ha partita IVA può cumulare le proprie entrate al di sopra dei 30.000 euro, tetto massimo, con contratti da dipendente con SMart) e per le agevolazioni fiscali.
Per diventare soci occorre fare un colloquio e compilare un formulario; la quota di adesione è di 50 euro una tantum.
Il team di SMart Italia è costituito da Chiara Faini (partenariati e comunicazione), Morea Velati (contatto con i soci), Giulio Stumpo (sviluppo territoriale e membership), Donato Nubile (strategia e sviluppo), Eleonora Pedrotti (amministrazione).
Chiara Faini, 33 anni, dopo aver lavorato per la società non profit in Belgio, si occupa ora dello sviluppo del progetto in Italia. Laureatasi a Bologna in Scienze Politiche (indirizzo Cooperazione e Sviluppo locale e internazionale) era partita con una borsa di studio del CEPS per una ricerca sul campo che si è poi tradotta nella sua tesi di laurea. Una volta terminata la tesi ha lavorato presso lo stesso CEPS per poi approdare in SMart.