Nuovi lavori sono quelli che si adattano ai nuovi bisogni del mercato, ma anche alle esigenze profonde di chi li fa. Prendete Mila Ligugnana, 29enne originaria di Bassano del Grappa ma residente a Milano, dove è diventata copywriter studiando all’Istituto Europeo di Design. A stare chiusa in un ufficio, lei nata tra le montagne e figlia di camperisti, proprio non ce la fa. E allora si è inventata un ufficio mobile all’interno di un van, che le permette di raccontare sui social eventi in tempo reale come chiedono i suoi clienti.
Nuovi lavori: la mobilità crea nuovi stimoli
Documentare una maratona solidale di 900 chilometri per Barilla, o un concerto itinerante di Alessandra Amoroso promosso sui canali social Swarovski: difficile farlo in tempo reale se stai chiuso tra quattro mura… E allora perché non avere un ufficio con le ruote che ti permette di spostarti là dove avviene l’evento, stando contemporaneamente connesso per comunicarlo minuto per minuto sui social network?
E’ da questa intuizione che è nato Hobo-studio, una realtà che sta incontrando sempre più il favore delle aziende ma che piace anche a chi ci lavora. Oltre a Mila, l’ideatrice, altri quattro collaboratori free-lance: Marina Rosso, fotografa, Carlo Zoratti, regista, Andrea Castelletti, art director, Dario Moroldo, scrittore e compositore.
“Ho lavorato alcuni anni nelle agenzie di comunicazione“, racconta Mila. “Ma non amo la routine ed essendo una creativa mi mancavano gli stimoli che vengono dal vivere la realtà che c’è al di fuori”.
Così nel 2016 fa il grande passo: da lavoratrice dipendente a partita Iva. E dopo un periodo in coworking, l’idea di un van dove realizzare il proprio ufficio mobile. Computer portatile, macchina fotografica e telefono cellulare sono i suoi strumenti di lavoro. Fondamentale, com’è ovvio, la connessione internet che finora non l’ha mai tradita.
Nuovi lavori: molti vantaggi, ma la fiducia dei clienti va conquistata
Mila è contenta e i suoi collaboratori addirittura “entusiasti”. Ma i clienti, come vedono una professionista che non ha una sede stabile?
“E’ una condizione che incuriosisce, però allo stesso tempo un po’ spaventa” – ammette Mila. – “Per questo all’inizio passo molto tempo con loro, per farmi conoscere e far capire che possono fidarsi di me“.
La preoccupazione maggiore è quella della reperibilità. “Ma io sono sempre reperibile! Chi lavora in proprio, a differenza del lavoratore dipendente, non ha orari né giorni di riposo“.
Il van, poi, risolve molti problemi pratici, come per esempio la necessità di prenotare viaggi e pernottamenti in hotel.
“Sono convinta che nei prossimi anni, quando le imprese si abitueranno alla mobilità dei collaboratori, andrà ancora meglio“.
Del resto lo smart working, il lavoro da casa o da altri luoghi che non siano l’ufficio, non è più un tabù e alcune grandi aziende l’hanno introdotto per i propri dipendenti anche se spesso solo in modo parziale e discontinuo.
Difficoltà per i titolari di partita Iva
Le difficoltà nascono dall’avere la partita Iva.
“Anche quando i clienti ci sono e il lavoro va bene, ti scontri con i problemi burocratici“, sottolinea Mila. “Innanzitutto la tassazione troppo alta, poi i pagamenti che arrivano sempre in ritardo. Il preventivo raramente viene firmato dal cliente… Insomma, anche quando tutto sembra andare a gonfie vele può capitare che ti ritrovi in difficoltà economiche“.
Sulla normativa di recente approvata in Parlamento per i lavoratori autonomi dice di non saperne molto.
“So solo che è stata introdotta la maternità, e questa mi sembra una buona cosa. Per una lavoratrice donna la maternità può essere un grosso ostacolo“.
Difficoltà a parte, Mila è orgogliosa di fare da apripista per un nuovo modello lavorativo.
“Affittare un ufficio ha dei costi molto alti. Ma soprattutto conosco tanti ragazzi che hanno necessità di evadere dalle quattro mura. All’estero l’hanno già capito che bisogna lasciare più spazio ai propri dipendenti“.