Con l’inizio del 2018 do l’addio al mio blog, ma potrebbe essere un arrivederci, chissà… Dopo dieci anni di appassionata convivenza è arrivato il momento della separazione. Nuovi progetti aspettano di essere realizzati, servono energie e concentrazione.
A questo blog ho dato molto, e molto ho ricevuto. Cercare contenuti originali, di prima mano, approfondire scavando sotto la superficie, considerare il punto di vista degli altri anche se diverso dal tuo, verificare le notizie sempre: questa è la parte faticosa ma irrinunciabile del mestiere di scrivere.
Ma le gratificazioni non sono mancate, tutt’altro! Grazie al blog ho potuto conoscere tante persone ed è un po’ anche a loro che devo la mia visione tutto sommato positiva della vita. Perché se ci sono giorni in cui sembra di essere sommersi dalla negatività, che pure esiste, è pensando a queste persone che riesci a credere che un altro modo di affrontare le cose è possibile.
In maggioranza giovani (ma non ne faccio una questione anagrafica), non passano la vita a lamentarsi o a scagliarsi contro nemici immaginari.
Tra mille difficoltà danno vita a imprese innovative, immaginando nuovi prodotti e servizi, nel rispetto dell’ambiente e con l’attenzione a un impatto positivo sulla società.
Alcuni studiano ancora, ma non si lamentano perché devono passare parte del loro tempo in azienda, approfittano di quel tempo per imparare cose nuove, per capire come rapportarsi con un mondo che non hanno mai frequentato. Questo anche grazie a insegnanti appassionati del loro lavoro e a imprenditori intelligenti, che hanno capito che nel mondo globalizzato o si innova o si muore.
Sono maestri di scuola elementare che insegnano il coding ai bambini, non per farne dei programmatori ultra-precoci ma perché programmare un videogioco può essere l’antidoto a un uso passivo delle tecnologie, anche se solo questo non basta a evitarne i rischi sempre più devastanti.
Sono trentenni che non trovando in Italia un’occupazione all’altezza delle loro aspirazioni vanno all’estero, affrontando tutte le ansie e le scomodità che provoca l’inserimento in un Paese diverso da quello in cui sei nato e cresciuto.
Sono anche persone che sulla carta d’identità hanno un’età ormai matura ma conservano l’entusiasmo e la curiosità dei vent’anni e per questo decidono di rimettersi in gioco, mettendo a disposizione la propria esperienza per chi di esperienza ne ha poca.
A tutti loro, a tutti voi, dico “grazie”. Grazie per la positività che mi avete trasmesso, grazie per la disponibilità nel raccontare le vostre storie, grazie per la compagnia che le vostre storie mi hanno fatto in questi anni.
Tutto questo lo porterò con me, sperando mi sia di aiuto per intraprendere nuovi cammini.