Sul suo profilo Skype c’è scritto “Monaco, paradiso in cui vivere”. Ma a due anni di distanza Francesco Brocani vorrebbe modificare quel motto perché “Monaco è un paradiso per quanto riguarda il lavoro, ma viverci è un’altra cosa“. Originario di Ancona, moglie tedesca e un bimbo di 12 mesi, attualmente è IT System Administrator (sistemista) presso l’Ente Fiera della cittadina bavarese.
Lavorare a Monaco: tanti riconoscimenti e niente stress
Per chi ha competenze e dimostra di impegnarsi, trovare un buon lavoro a Monaco è decisamente facile.
Meglio però recarsi direttamente sul posto, trovare un’occupazione stando in Italia è più complicato. Internet e le agenzie interinali sono i due strumenti utilizzati con successo. Appena arrivato in Germania Francesco ha trovato impiego in un portale di e-commerce di prodotti per animali domestici e successivamente presso l’Ente Fiera dove tuttora è occupato.
Appassionato di Informatica, a cui si è dedicato lasciando prima del termine la facoltà di Scienze della Comunicazione, anche in Italia aveva un buon impiego in un’azienda (tedesca) a Padova. Ma sua moglie, originaria di Monaco, non riusciva a trovare un’occupazione stabile e gratificante, così hanno deciso di lasciare il Belpaese.
“A Monaco è più facile trovare lavoro che casa” – afferma – “All’Ente Fiera sono entrato tramite un’agenzia interinale, dopo sei mesi circa mi hanno assunto. Anche se la mia conoscenza della lingua (qui si parla il bavarese, molto diverso dal tedesco) non è pari a quella dei miei colleghi autoctoni, ho avuto il loro stesso livello salariale. Non so quale imprenditore in Italia farebbe lo stesso“.
Vivere e lavorare a Monaco: flessibilità negli orari, zero stress
Merito e professionalità sono premiati.
Si lavora per obiettivi, ogni sei mesi il capo verifica se questi sono stati raggiunti. In caso affermativo, si può trattare con il datore di lavoro un aumento di stipendio.
A questo si aggiunge la flessibilità di orario e la possibilità di lavorare alcuni giorni da casa o da qualsiasi altro luogo.
“Non ci sono pressioni” – aggiunge Francesco – “lo stress è pari a zero“.
Veramente un paradiso, se non fosse che…
Come si vive a Monaco di Baviera
“Non sono tutte rose e fiori e la Germania non è il Paese dei balocchi. Quando ti trasferisci all’estero devi ricominciare tutto da capo e integrarsi non è facile“.
Francesco non fa parte di quella vasta schiera di giovani che lasciando l’Italia ne parlano male, esaltando di contro il Paese in cui sono emigrati.
“Non è vero che in Italia è tutto negativo. A me mancano soprattutto la qualità del cibo e la socialità” – confessa il quarantenne marchigiano – Qui i ritmi di vita sono molto diversi, ci si alza presto al mattino (per andare al lavoro ci impiego un’ora abbondante) e si va a letto presto la sera“.
Insomma Monaco non è Berlino, dove la vita culturale e notturna sono molto vivaci.
Casa, trasporti e assistenza sanitaria i problemi maggiori
E anche la proverbiale efficienza tedesca sembra latitare, se è vero come sostiene Francesco che i mezzi pubblici di trasporto e la sanità non funzionano a dovere (“ci sono molti casi di malasanità dovuti alla scarsità di personale, qui non esiste come da noi un Sistema Sanitario Nazionale, si viene curati grazie a un’assicurazione pagata con le trattenute sulla busta-paga“).
Un altro problema è quello della casa: le abitazioni scarseggiano e gli affitti sono molto cari.
Anche l’immigrazione massiccia degli ultimi anni, pur se si tratta di persone con elevato grado di istruzione, ha peggiorato le condizioni di vita e reso più difficile l’integrazione.
“Io” – dice infatti Francesco – evito di frequentare gli altri italiani, anche se Monaco è piena di miei connazionali, perché questo renderebbe ancora più difficile integrarmi“.
Sostegno alle famiglie con figli: ed è subito baby-boom
Un aspetto positivo invece è il welfare per le famiglie con figli.
“Per Samuel, il mio bambino nato un anno fa, percepisco 170 euro al mese in sostituzione di un posto al nido, oltre a un bonus di 190 euro mensili fino a quando non diventerà economicamente indipendente. Infatti qui c’è una specie di baby boom, nascono tanti bambini al punto che è difficile trovare un pediatra disponibile“.
Insomma non tutto è oro quel che luccica, ma qualcosa da imparare dai cugini tedeschi ce l’abbiamo, eccome (però anche loro da noi).