Si parla molto di nuovi lavori e l’informatica, da questo punto di vista, è tra i settori più promettenti. Ma per chi già si cimenta nelle professioni del futuro spesso diventa inevitabile espatriare là dove i nuovi lavori sono più apprezzati ed economicamente meglio riconosciuti.
Andrea Niri (nella foto), 42enne sistemista originario di Terni, ha trovato la sua “mecca” in Irlanda, dove sono presenti le maggiori società del comparto IT come Accenture, Apple, Google, Facebook, Microsoft, Dell, Symantec, Amazon e altre ancora.
Lavorare nell’informatica: all’estero cercano specializzati
Attualmente Andrea lavora a Dublino come Data Centre Operation System Administrator presso Groupon, multinazionale con migliaia di dipendenti presente in oltre 50 Paesi.
Il suo ruolo consiste soprattutto nel monitoraggio dei sistemi informatici, con preferenza per quelli open source, ma è anche specializzato nella gestione di reti.
“Specializzazione”, per chi vuole trovare un’occupazione all’estero nel settore IT, è la parola-chiave.
“In Italia gli informatici spesso sono costretti a essere tuttologi, perché sono rare le aziende di grandi dimensioni” – afferma Andrea, raccontando con una punta di ironia come gli sia capitato in patria di sentirsi chiedere di aggiustare la macchina del caffè o la presa elettrica. – “All’estero raramente ti viene chiesto di fare qualcosa che esula dal tuo ruolo e se qualche volta capita vieni ringraziato in mille modi. Sapere un po’ di tutto non è ben visto, le aziende cercano la specializzazione in un segmento preciso. I colloqui di lavoro vertono su argomenti tecnici e sono molto difficili“.
Chi pensa di espatriare avendo solo un’infarinatura di nozioni generali è avvisato.
Ma lavorare nell’informatica senza laurea specifica è possibile?
Andrea ha una laurea in Advertising, che gli è servita per trovare lavoro a Londra (prima di decidere di spostarsi in Irlanda) dove era stato assunto da un’azienda che opera nel settore “effetti speciali” per il cinema.
Ma la maggior parte della sua specializzazione attuale è dovuta a una formazione da autodidatta.
A Milano, dove si è laureato alla fine degli anni Novanta, non aveva trovato corsi adeguati per specializzarsi.
“Molti informatici sono autodidatti. Del resto sono convinto che all’informatica ci si deve soprattutto appassionare: conosci i sistemi se ti ci sei arrabbiato sopra“.
Perché l’Irlanda è la “mecca” per chi vuol lavorare nell’IT
In Irlanda è arrivato due anni fa. A Londra il suo ruolo, troppo spostato sul lato client, non lo soddisfaceva.
Su un sito dedicato agli italiani che emigrano all’estero ha conosciuto un ragazzo che si trovava in Irlanda. Luca, questo il suo nome, l’ha proposto alla società in cui lavorava per ricoprire il ruolo di amministratore di sistema.
Così, lasciata Londra si è trasferito a Cork, seconda città per importanza della Repubblica irlandese. L’azienda era di medie dimensioni, ma l’ambiente era comunque multietnico, “la cosa più bella del mondo” per il sistemista umbro.
Lì è rimasto per un anno in qualità di contractor, prima che sorgessero i problemi finanziari che l’hanno portato a cercare un’occupazione altrove.
Un contractor può guadagnare fino a 12.000 euro al mese
“I contractors sono liberi professionisti che lavorano per una o più aziende e sono quindi più precari dei dipendenti, ma guadagnano molto di più. Un DevOps, figura che riunisce in sé il doppio ruolo di programmatore e amministratore di sistema, in Irlanda può arrivare a guadagnare anche 12.000 euro al mese“.
Ecco perché si cambia frequentemente, in media ogni tre anni, spostandosi nelle aziende che offrono condizioni migliori.
L’attuale occupazione a Dublino però è molto vantaggiosa e difficilmente Andrea lascerà un’azienda in cui è assunto come dipendente e dove le condizioni di lavoro sono così allettanti.
“Nel data center siamo in due a operare e abbiamo a nostra disposizione un ufficio di 140 metri quadrati e una sala videoconferenze. Qualunque attrezzatura ci possa servire ci viene messa a disposizione. Inoltre abbiamo parcheggi privati, cibo e bevande a volontà“.
Nuovi lavori: difficile conciliare professione e vita privata
In un quadro decisamente idilliaco l’unico cruccio riguarda la vita privata.
Andrea è sposato e sua moglie, insegnante, attualmente vive in Italia insieme alla loro bambina di 4 anni.
Fortunatamente da Dublino i voli aerei sono frequenti e in orari comodi.
Inoltre la società per cui lavora cerca di facilitarlo, concedendogli week end “lunghi” e accettando che possa lavorare anche da remoto.
“In Italia il professionista informatico è considerato una nullità, come faccio a tornare? Ho provato anche a lavorare in proprio, ma capitava che i clienti non pagassero e il guadagno se ne andava tutto in tasse”. – commenta con amarezza – “E non sono l’unico in questa situazione: conosco altri italiani che lavorano in aziende dell’IT all’estero e hanno famiglia in patria“.
Insomma, lavorare nell’informatica in Irlanda può essere molto gratificante ma potrebbe dover comportare scelte difficili e dolorose.