Il parere della pedagogista.

Tablet sì, tablet no. In attesa di conoscere quale sarà l’indirizzo del nuovo governo e del ministero per l’Istruzione sull’uso delle tecnologie nella didattica, il dibattito langue ma le sperimentazioni proseguono il loro corso.
La scuola italiana appare a macchia di leopardo, con istituti ormai all’avanguardia e altri dove invece l’utilizzo dei dispositivi tecnologici viene osteggiato dai genitori prima ancora che dagli insegnanti.

Sul tema abbiamo intervistato Alessandra Carenzio, coordinatrice del Dipartimento di ricerca del Cremit (http://www.cremit.it/) e docente di Tecnologie dell’Istruzione dell’Apprendimento e di Metodologia delle Attività formative  presso l’Università Cattolica di Milano e di Piacenza.
Attualmente si sta occupando del progetto Motus per la sperimentazione del tablet nella scuola secondaria superiore e di Smart Future per l’introduzione del tablet nella scuola primaria. Quest’ultimo è sponsorizzato da Samsung e coinvolgerà 300 istituti in tutta Italia nel triennio 2013-2015.

Alessandra Carenzio

Dottoressa Carenzio, se dovesse dare un consiglio al ministro Giannini, che cosa le direbbe?  Tablet sì o no?
L’utilizzo di questo strumento può rendere le lezioni molto più stimolanti, ma ci sono alcuni accorgimenti da rispettare. Innanzitutto non va usato sempre e occorre integrarlo con altri mezzi, ma soprattutto va inserito in un contesto educativo in cui si stabiliscono delle regole condivise e si riflette sulle conseguenze di un utilizzo improprio“.

Responsabilizzare a un uso critico dello strumento

Il timore di molti, genitori e insegnanti, è che la possibilità di connettersi a internet e di utilizzare i social network possa costituire un elemento di distrazione per i ragazzi… Per questo alcuni docenti disabilitano l’uso della videocamera e il collegamento in Rete.

Lo trovo sbagliato, per gli studenti è frustrante e non aiuta a renderli più responsabili. Il lavoro educativo da fare insieme a loro invece è proprio questo: responsabilizzarli e favorire un uso critico dello strumento. Del resto se la lezione è ben preparata ed è stimolante i ragazzi non saranno tentati di distrarsi andando a controllare su Facebook lo stato dei loro amici. Lo verifico anch’io in Università: quando non riesco a motivare gli studenti, è molto facile che si distraggano“.

Lei sta seguendo due progetti: uno riguarda la scuola secondaria e un altro la scuola primaria. Immagino che con i più piccoli le difficoltà siano maggiori…
In realtà nella primaria ci sono alcuni aspetti che facilitano: gli insegnanti hanno più ore in una stessa classe e i bambini sono meno esposti a tentazioni perché non hanno un profilo Facebook. In alcuni casi abbiamo verificato un utilizzo del tablet molto creativo da parte delle maestre: per esempio è stato scomposto un video in sequenze e si è chiesto ai bambini di riordinarle secondo un ordine logico e temporale“.

Quindi non è vero che i docenti non sono preparati…
All’inizio la maggior parte di loro tende a usare il tablet solo come uno schermo, mantenendo una metodologia di insegnamento tradizionale. La formazione degli insegnanti è fondamentale, non mi stancherò mai di ripeterlo. Ma non basta quella iniziale: occorre anche accompagnarli con un lavoro di osservazione in classe e di valutazione dei materiali prodotti“.
Per saperne di più leggi … http://www.wister.it/la-scuola-digitale-e-gia-realta-perlomeno-lombardia/
e anche…. http://www.wister.it/quando-la-scuola-digitale/

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