Aumentano le donne laureate in Ingegneria al Politecnico di Milano: una buona notizia, anche se i numeri non sono ancora del tutto soddisfacenti. Eppure esempi di professioniste ingegnere che hanno avuto successo non mancano, a cominciare da Samantha Cristoforetti, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea.
Tutti ci eravamo emozionati nei sette mesi in cui dallo spazio condivideva con noi la sua straordinaria esperienza durante la missione ISS Expedition 42/43 Futura che le ha valso il record della permanenza di una donna nello spazio.
Ma quante ragazze al momento di decidere a quale facoltà universitaria iscriversi riescono a superare le barriere di una cultura che ancora stenta a vedere le donne fare studi e carriere tradizionalmente appannaggio dei maschi?
Studiare ingegneria: al Polimi laureate in aumento
Al Polimi nel 2014 (ultimi dati disponibili) le ingegnere laureate sono state il 28,6% sul totale dei laureati, contro il 23,1% del 2010. In aumento di circa 5 punti, quindi, mentre l’iscrizione al dottorato post-laurea nel 2014-2015 ha subito una flessione: dal 34,8% dell’anno precedente al 29,28%.
La “fotografia”, che ha anche mostrato come la scelta delle ragazze al momento dell’iscrizione vada a concentrarsi su alcuni indirizzi, il Biomedicale e il Gestionale, è stata presentata dalla responsabile area Progetti di innovazione della Fondazione Politecnico, Manuela Pizzagalli, nel corso di un incontro presso il Polo territoriale di Lecco nell’ambito del progetto “Le ragazze possono”.
A testimoniare concretamente come sia non solo possibile per le donne completare gli studi in questo campo ma anche avere carriere di successo sono state Amalia Ercoli Finzi, professoressa presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziale, e Francesca Colombo, direttrice del MAST di Bologna.
Ingegneria è così difficile per le donne?
“Noi donne siamo capaci di trovare soluzioni in sistemi complessi” è la risposta decisa di Amalia Ercoli Finzi, che tra le numerose menzioni vanta quella di responsabile scientifica dell’esperimento SD2 destinato alla perforazione del nucleo cometario e alla raccolta di campioni durante la missione europea Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Amica di Valentina Tereskova, prima donna a viaggiare nello spazio nel 1963, la Ercoli Finzi ha sottolineato come il cinema si sia spesso esercitato sul racconto delle imprese aerospaziali maschili trascurando quelle femminili. E sull’impresa dell’amica Tereskova ha raccontato un aneddoto che la dice lunga sulle capacità femminili e sulle difficoltà a farle valere in qualsiasi campo: “Mentre era in orbita si è accorta che il sistema di propulsione era stato montato al contrario, ma ci è voluta molta tenacia per convincere i tecnici a terra che andava rimontato correttamente. E così ha fatto un viaggio terrificante, oltre a dover restare nello spazio alcuni giorni più del previsto“.
Perché fare ingegneria anche se si ha una mente creativa
Francesca Colombo era una ragazza appassionata di matematica e di musica. Su consiglio del padre si è iscritta a Ingegneria Gestionale e contemporaneamente ha frequentato il Conservatorio dove si è diplomata in pianoforte. E’ riuscita a conciliare le sue due anime lavorando per tredici anni alla Scala. Ma cosa ci fa un ingegnere alla Scala?
“Quando sono arrivata pianificazione e controllo erano inesistenti; grazie ai miei studi sono riuscita a implementare il sistema gestionale“, ha spiegato.
Ma non si è accontentata, il sogno era creare qualcosa di suo e così ha inventato Mito, il festival musicale che unisce le città di Milano e Torino.
Nel corso della sua carriera, che oggi la vede a capo del Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna fondato da un’altra donna, Isabella Seragnoli, ha dovuto subire anche qualche sconfitta.
“Ero stata chiamata da Renzi, allora sindaco, per riformare il Teatro dell’Opera di Firenze: è stata un’esperienza meravigliosa, mi ero scelta tutte collaboratrici donne! Purtroppo i sindacati non vedevano di buon occhio la mia opera di cambiamento e la mia collaborazione si è conclusa“.
Infine un appello alle studentesse presenti all’incontro: “Noi donne abbiamo molte doti: abbiamo capacità di ascolto, siamo intuitive e in grado di esercitare diverse mansioni contemporaneamente. Ma dobbiamo imparare a fare squadra. Quelle di noi che riescono a salire oltre il tetto di cristallo devono rimandare l’ascensore alle altre donne perché salgano a loro volta“.