Ho ricevuto un premio e sono molto contenta. Raro di questi tempi ricevere un premio! Me lo ha assegnato un professore brasiliano, blogger pure lui. Il premio si chiama “Dardo” e può essere assegnato dai blogger ad altri blogger che si ritiene scrivano cose interessanti. Nella blogosfera mi considero ancora una neofita e perciò non sapevo dell’esistenza di questo premio! Ringrazio quindi il professor Jarbas di avermelo assegnato.
Ecco, se c’è una cosa fantastica delle Nuove Tecnologie è questa possibilità di comunicare con persone lontane mille e più miglia, appartenenti a culture diverse e con cui si scoprono affinità e interessi comuni. Jarbas, per esempio, studia come utilizzare nel modo migliore le Nuove Tecnologie per l’insegnamento e la formazione, un tema che in Italia stenta ancora (salvo lodevoli eccezioni) a farsi strada. Nella scuola italiana c’è in gran parte un uso acritico delle N.T. e ritengo che questo provocherà danni enormi nella formazione delle nuove generazioni.
In Brasile, mi sembra, sono molto più avanti sotto questo aspetto. Perlomeno il dibattito è molto ampio e partecipato, mentre qui in Italia sono solo pochi addetti ai lavori a occuparsene.
Oltre al professor Jarbas, il cui blog è rintracciabile all’indirizzo http://jarbas.wordpress.com, altri professori brasiliani si cimentano su questo tema di estrema importanza e attualità.
Il professor Valdemar Seltzer, per esempio, sostiene che al di sotto dei 17 anni di età il computer non dovrebbe essere utilizzato perché nocivo.
“Il problema – spiega il professor Seltzer che insegna Matematica all’Università di S. Paolo – è che il computer impone un tipo di ragionamento logico-simbolico che è un ragionamento sì matematico ma di un genere restrittivo e non ampio. Per esempio non si può utilizzare la nozione di infinito o di continuo e per i bambini questo ragionamento così restrittivo non è adeguato“.
Ho dovuto qui, come è ovvio, sintetizzare molto il pensiero del professor Setzer ed è un vero peccato (chi conosce il portoghese può visitare il suo sito www.ime.usp.br/~vwsetzer/).
Nella scuola italiana si parla molto di materie e poco di pedagogia. Ma la mente infantile non è uguale a quella dell’adulto ed è propriamente questo il tema su cui ci invita a riflettere questo docente che tra l’altro non è un pedagogista ma un professore di Matematica.
Sarebbe bello che qualche Ente che si occupa di scuola e formazione organizzasse un seminario chiamando a discutere su questi temi anche questi esperti brasiliani. Io ho lanciato il sasso, chissà che da qualcuno venga raccolto!
2 Comments
Cara Annamaria,
non condivido l’idea del professore brasiliano. I computer sono una macchina come tante altre e siccome non impediamo ai bambini di usare le biciclette, i tram, il treno, il macinino del caffè, il telefonino e così via non si vede perchè togliere loro una cosa assai divertente come i computer. Hanno una logica solo meccanica ? ebbene sì, ma il vecchio meccano con cui giocavo da piccolo era anche peggio, e che dire delle barbie o dei “gormiti”, quei piccoli mostri giapponesi di plastica ? Stia tranquillo il professore: i bambini per fortuna hanno tanti modi di imparare e li usano spesso in barba ai loro genitori e ai lor insegnanti.
Caso mai se volgiamo togliere qualcosa, quella è la cattiva televisione: quella sì che è diseducativa, perchè mette in testa delle brutte idee sulla vita, soprattutto a chi è più indifeso come i bambini!
Innanzitutto grazie Luciano per il tuo commento! Se devo dirti sinceramente come la penso il limite dei 17 anni al di sotto dei quali non far utilizzare il pc mi sembra un po’ alto, lo abbasserei ai 10-11 ovvero all’ingresso nella scuola media. Condivido invece con il professore brasiliano l’idea che nella prima infanzia si lasci libero campo all’immaginazione, alla fantasia, alla manipolazione e alla libera espressione, tutti aspetti che mi sembrano oggi carenti nella nostra scuola. Mi piacerebbe poi, come già dicevo nel mio post, che si tornasse a parlare di modelli educativi e non solo di materie e disciplina. Credo che questa lacuna stia in stretta relazione con il disastro etico e civico in cui versa oggi il nostro Paese.