Giocare alla guerra in Iraq o in Afghanistan tra l’acquisto di un maglioncino e quello degli omogeneizzati. E’ l’ultima attrattiva messa a disposizione dei clienti da un Centro Commerciale di Philadelphia, il Franklin Mills Mall, che allo scopo ha allestito una sala-giochi da 4.500 metri quadrati in collaborazione con le Forze Armate statunitensi.
La notizia, riportata oggi dal quotidiano “La Repubblica”, scivolerà probabilmente inosservata. Da che mondo è mondo bambini e adulti, prevalentemente di sesso maschile, amano giocare alla guerra. Dov’è allora lo scandalo?
Tra l’altro, sempre stando all’articolo citato, la decisione di allestire l’Army Experience Center è stata presa dall’esercito per favorire il reclutamento di nuove leve che ultimamente sembrano scarseggiare.
Ma se da una parte questo può rivelare una certa disaffezione delle giovani generazioni verso le pratiche belliche, dall’altra la scelta di realizzare questo centro, che per la sua collocazione e per le caratteristiche di allestimento assomiglia più a un parco-giochi che a un centro di reclutamento, mi sembra inquietante. Prova ne è che a frequentarlo non sono gli adulti ma soprattutto gli adolescenti (ai bambini è vietato l’ingresso, bontà loro!).
Del resto sembra che l’origine dei videogames sia propriamente militare. I videogiochi sarebbero stati inventati da specialisti nordamericani per allenare i militari a sparare. Si erano infatti accorti che a causa dell’istintiva e naturale paura di uccidere i soldati centravano solo il 20 per cento dei bersagli. Con i games, invece, gli istruttori riuscivano a desensibilizzarli al punto da far loro azzeccare il 90 per cento dei colpi.