Un’indagine del Cremit traccia un quadro preoccupante.

Adolescenti abbandonati a se stessi nel rapporto con le tecnologie, che utilizzano fino a tre ore al giorno durante la settimana e fino a cinque alla domenica e nei giorni festivi; ragazzi che vorrebbero trovare nei genitori e negli insegnanti una guida per affrontare internet e social network in modo sicuro ma restano delusi per mancanza di interlocutori capaci e disponibili.Questo il quadro preoccupante che risulta da un’indagine realizzata dal Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica di Milano (http://www.cremit.it/).

Il campione, va detto, non è molto ampio – 200 studenti delle classi terze della scuola media – ma la ricerca, considerata la carenza in questo campo, è comunque degna di nota.
Dalle risposte al questionario emerge che solo il 23% dei genitori parla con i figli dei potenziali pericoli derivanti dall’uso delle tecnologie, mentre la percentuale di mamme e papà che non sono mai presenti durante l’uso o che non ne ne controllano mai l’utilizzo anche in loro assenza si aggira intorno al 55%. Preoccupante anche il fatto che oltre il 47% affermi di non rivolgere mai domande ai genitori nemmeno davanti a immagini particolarmente scioccanti incontrate navigando in internet.

Questi risultati ci interrogano profondamente come adulti – è il commento del dottor Piercesare Rivoltella, direttore del Cremit – Abbiamo costruito una società in cui tutto è apparenza e non c’è più spazio per il pensiero critico. Occorre prestare attenzione alla qualità dei contenuti in Rete: l’estetica è l’anticamera dell’etica“.

La  ricerca “Cittadini digitali” è stata presentata il 19 febbraio presso l’Università Cattolica di Milano

Più rischi con l’uso dello smartphone

Un altro dato da non sottovalutare è il mezzo attraverso cui i ragazzi accedono al web. Se prima questo avveniva perlopiù attraverso un pc ed era quindi possibile esercitare un controllo maggiore posizionando il computer in zone “strategiche” della propria abitazione, ora nel 66% dei casi ci si collega dallo smartphone.
L’accesso mobile costituisce una rivoluzione senza precedenti dando luogo, sempre secondo Rivoltella, a “una vera e propria urgenza educativa“.

Se però fino a qualche anno fa i ragazzi si rivolgevano preferibilmente al gruppo dei pari, da questa indagine emerge invece una richiesta d’aiuto proprio nei confronti degli adulti.
Alla domanda “quali sono secondo te gli esempi da seguire?” gli adolescenti hanno risposto “i genitori” nell’81,3% dei casi mentre gli amici hanno ottenuto solo il 37% dei gradimenti. Se poi aggiungiamo che i nonni e i parenti sono stati opzionati dal 34,5% e gli insegnanti dal 33,9%, il quadro che ne emerge è davvero significativo rispetto alle attese dei ragazzi nei confronti del mondo adulto.

La ricerca ha avuto anche un’applicazione sul campo, grazie alla collaborazione con l’unità pastorale Forlanini-Lambrate in cui opera don Marco Bove. Aiutati da alcuni educatori i giovani hanno realizzato dei video sui pericoli della Rete in cui si rivolgono direttamente ai loro coetanei. Si tratta di “short stories” ognuna delle quali si conclude con inviti a usare i social network in modo appropriato perché, come recita uno degli slogan, “anche su internet abbiamo dei sentimenti, commenta con rispetto!”.

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