Si chiama Dontshare, un chiaro invito a non condividere nell’epoca che della condivisione ha fatto la sua bandiera. Un’idea controcorrente, una piattaforma per sollecitare a riflettere sull’uso distorto dei social network, a selezionare abbandonando il click facile e i like distribuiti a caso.
Dontshare è una scatola digitale segreta, dove riporre le cose a cui teniamo di più, momenti della nostra vita di cui vogliamo custodire il ricordo anche per lasciarlo a una persona per noi speciale. Segreta, perché criptata e quindi inaccessibile a tutti tranne a chi si decide di destinarla.
Nasce da un gruppo di creativi, tra cui Mauro Mercatanti, fondatore di Ideificio un’agenzia di comunicazione che nel Portfolio annovera le campagne pubblicitarie di Francesca Balzani e Stefano Boeri. Tra i soci anche Paolo Migone, comico noto per aver fatto parte del cast di Zelig Circus su Canale 5.
“L’idea è venuta a Mauro“, racconta Paolo Strina, presidente di Ideificio e membro del team di Dontshare. “Essendo molto presente sui social network si è reso conto dell’utilizzo poco consapevole che se ne fa. E’ un flusso di notizie incessante, in cui si resta invischiati senza avere il tempo di riflettere. La conseguenza è un effetto valanga: se un utente per esempio comincia a insultare, tutti gli altri lo seguono. Dontshare invece è l’esatto opposto: ti invita a selezionare quello che per te è veramente importante e quindi anche a vivere la tua vita in modo più cosciente“.
Non a caso a far parte del gruppo è stata chiamata la filosofa Laura Campanello, che nei suoi scritti ha elaborato il tema del fine-vita.
“Riflettere sulla morte ci interessa per capire come vivere la vita e ci stimola a impiegare il tempo a nostra disposizione in modo diverso“, riflette Campanello.
La “scatola”, denominata Life Deposit Box, ha dei limiti (1 terabyte per ogni utente) proprio per evitare l’accumulo indiscriminato e spronare invece a stabilire delle priorità.
Iscritta al Registro delle startup innovative del Mise, Dontshare utilizza la tecnologia cloud e ha uno standard di sicurezza “Bank-level encryption”, che è quello applicato dalle banche per la conservazione e la transazione dei dati.
“Usiamo le tecnologie più avanzate ma non abbiamo inventato niente di nuovo dal punto di vista tecnologico, tiene a precisare Strina. “L’innovatività della nostra impresa sta tutta nell’idea, che rispetto all’utilizzo dei social network più usati può essere definita eversiva“.
Il modello di business punta sulla non necessità di grossi investimenti in strutture fisse e su una comunicazione poco convenzionale e molto creativa: basti pensare che la conferenza stampa di presentazione, a cui ha fatto seguito una performance teatrale, è stata fatta all’interno del Cimitero Monumentale di Milano.
Gli utenti della piattaforma, in prevalenza donne di età compresa tra i 35 e i 60 anni, sono già alcune centinaia e l’obiettivo è arrivare entro l’anno a un migliaio.
La startup, che è stata affiancata nella stesura del Business Plan da Phloema e per gli aspetti tecnologici da Provantia, ha potuto prendere il via grazie a un finanziamento di 50.000 euro concesso da Unicredit a tasso agevolato.
“E’ molto difficile però trovare bandi con finanziamenti a fondo perduto, commenta Strina, e questo penalizza molto le nuove imprese“.