Lavorare in Uk per tanti giovani italiani non è più solo un sogno. Margherita Salsi, 33 anni, veterinaria, da otto mesi risiede in Gran Bretagna dopo un’esperienza nella capitale francese.
“Integrarsi qui è difficile e i primi tempi pensavo di non farcela” – confessa la giovane dottoressa, originaria di Parma – “Adesso però sono soddisfatta, sto raccogliendo i frutti della fatica che ho fatto. Lo stipendio è il doppio di quello che guadagnavo in Italia e ho concrete prospettive di crescita. Qui tutto funziona“.
Inglesi tutti pazzi per cani, gatti e bestiole domestiche in generale. Così, il business che gira intorno agli animali da compagnia è notevole.
“Sono disposti a spendere molto e basta che il loro cucciolo abbia un occhio arrossato per precipitarsi dal veterinario” – racconta Margherita – “Per questo sottoscrivono assicurazioni anche molto costose, ma non averle sarebbe una follia“.
Nonostante ciò non è stato facile all’inizio trovare lavoro.
“Generalmente, se non hai già nel curriculum esperienze precedenti in Uk, non ti prendono in considerazione. Poi mi sono imbattuta in Medivet, una realtà molto grande nel settore. E’ un gruppo in forte espansione e cercava veterinari anche stranieri “.
Ma perché la Gran Bretagna è così carente di medici, non solo veterinari, al punto da doversi rivolgere all’estero per riempire gli organici?
“Gli inglesi preferiscono fare lavori meno stressanti e molto ben retribuiti, per esempio in ambito finanziario. Tra loro ci sono invece molti infermieri, soprattutto donne, che vorrebbero diventare medici ma non hanno la possibilità di accedere ai corsi universitari perché molto costosi“.
Lavorare in Uk dopo brexit è ancora possibile?
“Io sto facendo un’esperienza meravigliosa e nella mia azienda ci sono tanti ragazzi stranieri come me. Ho notato però che in seguito all’esito del referendum c’è stato un calo di arrivi“.
Attualmente Margherita e il suo compagno, un medico chirurgo greco, vivono in una cittadina dell’Essex. Prima risiedevano a Londra, dove frequentavano soprattutto stranieri e in particolare immigrati greci.
“Socializzare con gli inglesi non è per niente facile” – sostiene Margherita – “E’ difficile superare la loro diffidenza, ma forse dipende anche da noi. Dopotutto non sono degli alieni!”.
I primi tempi sono stati molto duri.
“Se fossi stata da sola non ce l’avrei fatta, per fortuna c’era il mio ragazzo a sostenermi. Adesso va molto meglio, vedo che le relazioni anche sul luogo di lavoro stanno evolvendo in modo positivo. Bisogna entrare nella loro mentalità, hanno protocolli per qualsiasi cosa“.
Un aiuto importante viene anche dall’acquisizione di una buona padronanza della lingua, a cui ha contribuito un tirocinio retribuito in azienda. Difficile invece abituarsi alla guida a sinistra, ma trattandosi di un requisito indispensabile per poter trasportare gli animali dal Pronto Soccorso alla clinica non ha potuto sottrarvisi.
In Italia la giovane veterinaria torna per trascorrere periodi di vacanza e per visitare la famiglia.
“Sono soddisfatta di quello che sono riuscita a realizzare e ringrazio la Gran Bretagna per avermi fatto apprezzare di più anche le mie origini. Dell’Italia rimpiango soprattutto il clima, il cibo, gli spazi aperti, la socialità, anche piccole cose come prendere un caffè o un aperitivo al bar con gli amici. Qui la società è molto classista e l’ho toccato con mano dopo l’incendio alla Grenfell Tower: sono andata a portare un biglietto e dei fiori per la coppia di ragazzi italiani morti tra le fiamme ed era palese sia lo stato di degrado dell’edificio sia il fatto che fosse abitato in maggioranza da immigrati africani“.
Il problema è il lavoro. Mentre in Italia era una partita Iva con retribuzione insoddisfacente e scarse possibilità di carriera, lavorare in Uk le ha permesso di trovare un’occupazione stabile e garantita che la soddisfa sia dal punto di vista economico (oltre allo stipendio di cui già si è detto, dispone di vari benefit tra cui un’auto aziendale) che come opportunità di miglioramento. Finora infatti si era concentrata soprattutto sulla Medicina Interna, ma ora sta imparando cose nuove che le aprono prospettive di crescita.
Tutto bene dunque.
Ma prima di chiudere l’intervista, Margherita non riesce a trattenere una domanda: “Perché questo non lo posso avere nel mio Paese?“.