Lavorare a Parigi: “Dopo l’attacco al Bataclan, ora ho paura”

Lavorare a Parigi

Margherita Salsi è una giovane veterinaria italiana. Circa un anno fa è emigrata a Parigi in cerca di un lavoro più stabile e meglio retribuito, perché in Italia non riusciva ad avere un contratto e uno stipendio adeguati. “La clinica in cui mi hanno assunto si trovava in una banlieue, ma non ho mai avuto paura. Poi, dopo il Bataclan tutto è cambiato…“.

Lavorare a Parigi è meglio se non fosse per il terrorismo

Trentaduenne, nata a Parma (dove ha studiato e si è laureata in Veterinaria), circa sette anni fa si era trasferita a Monza.

Ma trovavo solo  lavori precari e sottopagati – racconta – Così ho pensato di trasferirmi in Francia, inizialmente a Tolosa dove ho dei parenti da parte di mia mamma. Quel tentativo però non è andato in porto e così ho cercato lavoro a Parigi. Pensavo fosse difficile, invece mi sono resa conto che c’erano molte offerte. Ho mandato il curriculum e mi hanno subito risposto positivamente senza farmi fare nemmeno un colloquio“.

Lavorare a Parigi, secondo l’esperienza di Margherita, è abbastanza facile, infatti è stata assunta addirittura in due posti: una clinica e un Pronto Soccorso. La clinica è situata in una banlieue, e vi prestano la loro opera sei veterinari e tre infermiere, ruolo quest’ultimo non previsto in Italia (“perché da noi i medici veterinari sono considerati alla stregua di infermieri“, è l’amaro commento).

In clinica i turni erano massacranti ma lavoravo con regolare contratto ed ero retribuita in modo adeguato. Facevo anche i turni di notte ma non ho mai avuto paura, né tantomeno esperienze spiacevoli. Se devo essere sincera ne ho avute di più in Italia, soprattutto quando mi spostavo in treno“.

Insomma, lavorare in un sobborgo ad alto tasso di immigrazione nordafricana non comportava particolari rischi, nonostante le banlieue parigine vengano generalmente dipinte come dei ghetti in cui la criminalità la fa da padrona.

Poi, il 13 novembre 2015, il gravissimo episodio terroristico del Bataclan, in cui hanno perso la vita 89 persone. E da allora tutto è cambiato…

Abito in centro, dove condivido l’appartamento con altri due italiani, uno è veterinario come me e l’altro fa il cuoco – racconta Margherita – L’attacco terroristico è stato uno choc terribile, pensavo che non sarei più riuscita a uscire di casa né ad andare a lavorare! La situazione non è più quella di prima, adesso ho paura e quando sono per strada mi guardo sempre intorno...”.

Vivere e lavorare a Parigi: il difficile è aprire un conto in banca

Terrorismo a parte, vivere e lavorare a Parigi, secondo il racconto della giovane veterinaria, è un’esperienza nel complesso positiva soprattutto perché il lavoro è decisamente più tutelato e riconosciuto.

Le uniche difficoltà sono state il dover offrire garanzie per l’affitto dell’appartamento e il rifiuto iniziale della banca ad aprire un conto a suo nome.

Ho dovuto esibire una dichiarazione di un veterinario francese e la sua carta d’identità per poterlo ottenere! Mi hanno detto chiaramente che non concedono volentieri la possibilità agli stranieri di avere un conto e mi hanno riso letteralmente in faccia quando ho esibito il mio documento d’identità cartaceo“.

Per quanto riguarda invece l’assistenza sanitaria ha dovuto aspettare un paio di mesi la cosiddetta “Carte vitale” che dà diritto ai rimborsi per le spese mediche.

Nessun problema, contrariamente a quanto si pensa, le ha causato vivere e lavorare a Parigi senza conoscere il francese perfettamente.

Da Parigi a Londra per amore di un cardiologo

Recentemente la vita di Margherita ha avuto una svolta: ha lasciato il lavoro perché tra un paio di mesi si trasferirà a Londra per amore di un cardiologo greco che vive nella capitale britannica.

Si sono conosciuti un paio di anni fa, ma l’amore è sbocciato poco prima che la giovane veterinaria si trasferisse a Parigi nel 2015.

Gli ho mandato un sms per comunicargli la mia decisione e da quel momento abbiamo cominciato a frequentarci, anche perché Parigi-Londra sono vicine, in sole due ore ci si arriva con il treno“.

Margherita ha già avuto modo di “assaggiare” le differenze tra le due realtà: più formale ma più interessante da un punto di vista professionale quella londinese, più accogliente e informale la realtà parigina.

A Londra ho già fatto un colloquio ma non ha avuto esito positivo; inoltre mi hanno detto che devo migliorare il mio inglese. Fortunatamente mi ero iscritta, prima della Brexit, al Royal College, dove hanno verificato tutti i miei documenti di studio e dove ho partecipato a una specie di cerimonia di laurea molto solenne. Gli inglesi sono più formali dei francesi, ma per la mia specializzazione Londra è una realtà più interessante. Ho un master in Medicina Felina e lì ci sono cliniche specializzate per gatti, ma anche in quelle non specializzate hanno l’accortezza di tenere le sale d’aspetto separate per i diversi tipi di animali“.

In Italia non pensa proprio di tornare. E non solo perché è innamorata.

Lavorare in Italia con la partita Iva era scandaloso, dovevo pagare le tasse anche se i miei guadagni erano irrisori. In una clinica erano arrivati a pagarmi 4,50 euro lordi all’ora, ma anche quando le cifre erano un po’ più alte non mi consentivano comunque di mantenermi. Alla mia età è umiliante dover chiedere aiuto ai genitori… Certo, andare a vivere all’estero non è stato facile, ci vuole tanto coraggio! A Londra però saremo in due e le difficoltà non dovrò più affrontarle da sola“.

Annamaria Vicini
Annamaria Vicini
Giornalista pubblicista ho collaborato con quotidiani nazionali (L'Unità, Corriere della Sera, Il Giorno) e, dopo essermi trasferita da Milano in Brianza, con testate a carattere locale. Fulminata sulla via del web, sono passata nel 2001 a dirigere un sito Internet e una tivù a circuito chiuso nell'ambito della Grande Distribuzione. Ho realizzato house organ aziendali e mi sono occupata di Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni. Attualmente lavoro come free-lance e sono Digital Champion di Merate (Lc).

1 Comment

  1. […] Lavorare in Uk per tanti giovani italiani non è più solo un sogno. Margherita Salsi, 33 anni, veterinaria, da otto mesi risiede in Gran Bretagna dopo un’esperienza nella capitale francese. […]

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