L’affaire Telecom preoccupa gli esperti.

C’è un aspetto nell’affaire Telecom che rischia di passare in secondo ordine e che invece a mio avviso è centrale per lo sviluppo del nostro Paese. Più della disputa, pur importante, delle aziende italiane che cadono come mosche in mano straniera. Più della preoccupazione, pur fondamentale, della fine che toccherà ai lavoratori della società qualora andasse in porto il negoziato con la spagnola Telefonica.
Questo aspetto si chiama banda larga o, per dirla più semplicemente, Internet veloce.
Ieri, nella trasmissione “9 in punto” su Radio 24, Stefano Quintarelli ha detto: “Non c’è futuro senza tecnologia”, un’affermazione che condivido in pieno e che purtroppo in Italia stenta ad essere recepita.
Nella sua relazione annuale, scrive l’autorità per le le comunicazioni AgCom:

L’impulso economico della digitalizzazione è importante quanto l’alfabetizzazione e lo sviluppo sociale. Reti a banda larga, ecommunications, ICT mostrano significativi potenziali di sviluppo ed impatto sulla crescita, come ribadito dall’Unione Europea nella strategia per la crescita (Europa 2020). La digitalizzazione genera nuovi investimenti e posti di lavoro; la disponibilità di nuove infrastrutture e servizi ICT aumenta efficienza e produttività degli utilizzatori (imprese e pubbliche amministrazioni); Internet veloce stimola lo sviluppo di applicazioni e contenuti, alimentando mercati nuovi.”.

La situazione delle nostre infrastrutture è largamente insufficiente,

Nella  relazione dell’AgCom si legge infatti che “La realizzazione delle nuove reti LTE prosegue a velocità ridotta rispetto alle previsioni; le reti fisse di nuova generazione sono al palo. Sopra i 10 Mbit/s, la sottoscrizione media al 2012 in Europa è del 59%, da noi ristagna al 14%. Non pervenuta quella per le connessioni sopra i 30 Mbit/s. Non pervenuta la fibra, né la cablatura dei distretti. Non pervenuta la catch-up tv, né il video on demand.

Ieri Fabio Tamburini in un articolo sul Corriere si domandava come potrà la spagnola Telefonica investire sulla banda larga essendo carica di debiti.
Ecco perché sarebbe importante che Telecom procedesse allo scorporo della rete, operazione di cui si parla da tempo ma che appare molto contrastata.
Lo so, sono temi complicati. Più facile accapigliarsi sulla disputa se sia meglio che le aziende restino italiane o vengano acquistate da società straniere.
Semplificare, come si è fatto fin troppo in questi anni, non porta però a niente di buono.

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