In aumento tra gli adolescenti.

E’ un fenomeno emergente tra gli adolescenti, ma poco se ne sa e poco se ne parla.
Una ricerca, la prima in Italia, aiuterà a fare luce su di esso e a individuare le azioni più efficaci per contrastarlo.
Stiamo parlando del sexting, cioè dell’uso delle tecnologie per inviare immagini con riferimenti sessuali.
Su questa pratica, su cui già dal 2010 l’Osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’Adolescenza aveva puntato i fari per evidenziarne la diffusione e la pericolosità, sta indagando ora il Centro Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia (http://www.cremit.it/), in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale, l’Asl, lo Spazio Giovani di Monza e Brianza e la cooperativa sociale Industria scenica.
Il progetto è finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Non viene percepito come negativo soprattutto dalle ragazze

Da indagini statunitensi ed europee emerge che il fenomeno è molto diffuso, in particolare tra le ragazze – riferisce la psicologa del Cremit, Simona Ferrari – L’aspetto interessante è che non viene percepito come qualcosa di negativo, bensì come un veicolo di socializzazione, un modo per entrare in una relazione più intima con un’altra persona. Queste ricerche mettono anche in evidenza la preoccupazione dei genitori al riguardo, ma non indagano a fondo il punto di vista degli adolescenti e la loro difficoltà a distinguere tra il sé privato e il sé pubblico“.

Di qui la decisione di dare vita a un progetto tutto italiano, denominato Image-ME.
Non si tratta però solo di un’indagine teorica, ma di una ricerca-azione con diverse fasi: la somministrazione di un questionario in 20 scuole superiori per un totale di 40 classi; la formazione di “peer educators”, ovvero di studenti del  quarto anno allo scopo di trasformarli in educatori nei confronti dei loro amici e compagni;  la creazione di un personaggio, chiamato Ops, che incontra i ragazzi nei luoghi di aggregazione giovanile (scuole, strade, locali notturni) e che gestirà un profilo Facebook per interagire sulle problematiche legate al cattivo uso dei social media; la realizzazione di incontri rivolti principalmente a genitori e insegnanti.

Il personaggio Ops aiuterà a dialogare con gli adolescenti sul cattivo uso dei social media

Attualmente i questionari sono stati somministrati in 5 scuole.

Insegnanti e genitori in forte difficoltà

Non è facile entrare nell’istituzione scolastica considerati i temi proposti – spiega la dottoressa Ferrari – Gli insegnanti, così come i genitori, sono in forte difficoltà. Pensano di risolvere tutto con i divieti, oppure che per dialogare con i ragazzi basti diventare loro amici su Facebook. Ci sono molte resistenze a capire e praticare una pedagogia del contratto“.
E intanto i social media dedicati ai giovani e giovanissimi si moltiplicano, rendendo sempre più complicato il compito educativo.
Ask.fm, Snapchat, Habbo, ebakeca.com sono nomi che agli adulti, indaffarati e sommersi dai compiti che la routine impone loro, spesso non dicono nulla, ma sono invece pane quotidiano per gli adolescenti.
Due mondi destinati a non incontrarsi? O forse anche su questi temi c’è un ritardo che le istituzioni devono con urgenza colmare?

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