Che ci fanno Davide Dattoli di Talent Garden, Massimiliano Magrini di United Ventures e Andrea Di Camillo di Programma 101 al Convegno di Confindustria Digitale sul Rapporto Assinform 2015?
Dopo la presentazione del Rapporto sull’andamento del mercato Ict da parte di Giancarlo Capitani (NetConsulting3) e Agostino Santoni (Presidente Assinform), dopo gli interventi istituzionali di Paolo Barberis (Consigliere per l’Innovazione Presidenza del Consiglio) e Antonio Samaritani (Direttore AgiD), un trio di giovani (assente per indisposizione il quarto, il Digital Champion Riccardo Luna) si impossessa del palco.
Tutto previsto, eppure la sorpresa c’è.
Non è scontata la loro presenza al Convegno. Perché, dice il venture capitalist Andrea Di Camillo, “le startup sono una specie di categoria protetta“, un mondo a parte insomma che stenta a confrontarsi con le imprese tradizionali. Le quali, a loro volta, non conoscono quel mondo con cui invece sarebbe importante imparassero a collaborare.
Il mercato della startup in Italia non è quello statunitense e nemmeno quello dei Paesi europei più avanzati.
“Oggi in Italia sono circa 80 milioni i capitali disponibili, in Francia sono oltre 930 – snocciola Di Camillo – A noi ogni anno si rivolgono 1.500 iniziative che necessitano di finanziamenti e noi investiamo sull’1%. Che cosa succede a tutte le altre? La Silicon Valley non è fatta solo di grandi colossi ma anche di tante piccole realtà“.
Non parla invece di cifre ma di “personalità e energie forti che possono cambiare le cose anche nel sistema delle aziende old economy” Davide Dattoli, che tre anni fa quando di anni lui ne aveva solo 22 e nessuno ancora in Italia parlava di coworking lo ha importato dall’America creando un network oggi diventato internazionale.
“L’età media degli startupper è di 33 anni, ma il successo arriva più tardi sui 40 – ha ricordato il fondatore di Talent Garden – Da queste energie le aziende possono attingere. Ma per sfruttare l’ecosistema dell’innovazione bisogna conoscerlo, scoprirlo, andare nei luoghi dove sta crescendo la classe dirigente del futuro“.
Non solo energie nuove, ma anche idee nuove possono venire dal mondo delle startup. Lo afferma Massimiliano Magrini, altro venture capitalist che dice di finanziare “solo startup con grandi ambizioni, con progetti globali a dimensione internazionale e soprattutto quelle che sono in grado di ridefinire i modelli di business“.
Le aziende tradizionali devono “capire quali startup ridefiniscono il modello di business e portarle dentro” perché se non innovano rischiano di scomparire.
Ma lancia anche un avviso alle startup: è meglio prima essere sicuri di reggersi sulle proprie gambe, altrimenti si rischia “l’abbraccio del gorilla”. Un abbraccio che può essere anche mortale.