Venture capitalist vs startup: squali o benefattori?

Festival dell'Economia 2015

Finanziatori e neo-imprese a confronto al Festival dell’Economia.

Sharks o Angels? Squali o benefattori? La domanda, che trae ispirazione dal titolo di un talent in onda il giovedì sera su Italia 1 (e che forza, a scopi puramente giornalistici, il significato di business angel ), ha tenuto banco nell’incontro che al Festival dell’Economia di Trento ha visto fronteggiarsi startup e operatori di venture capital, capitali che finanziano iniziative imprenditoriali innovative rendendone possibile la realizzazione.

Intorno al tavolo a rappresentare i venture capitalists Andrea Di Camillo di P101, Massimiliano Magrini di United Ventures e Graziano Seghezzi di Sofinnova, mentre per le startup erano presenti Luca Benatti di EryDel, Paola Marzario di Brandon Ferrari e Ugo Parodi Giusino di Mosaicoon.

Moderatore Dario Di Vico del Corriere della Sera, mentre il presidente del Fondo Italiano d’Investimento Innocenzo Cipolletta ha introdotto il dibattito affermando senza mezzi termini che “il mondo delle nuove idee è fuori dalle grandi imprese“.

Venture capitalist e startup (Festival dell'Economia)

Venture capitalist e startup a confronto al Festival dell’Economia

Per qualcuno è facile trovare un investor ma per molti la strada è in salita.

Se l’ imprenditore del Biotech Benatti ha dovuto rivolgersi alla Svizzera per finanziare la produzione di un farmaco contro il Parkinson perché in Italia non riusciva a trovare investitori, Paola Marzario ha invece trovato nei venture capitalist dei “partner strategici”.

Amministratrice delegata di una startup che negli ultimi tre anni ha fatturato 4 milioni di euro incentivando l’online e l’e-commerce per le imprese dei settori Fashion, Home & Living,  Gourmet e Design, Marzario ha raccontato come l’incontro con i finanziatori abbia dato vita a un percorso di crescita personale (“ero innamorata delle mie idee e mi sembravano perfette, loro mi hanno aiutato a vederne anche i difetti”) e di apertura verso l’internazionalizzazione.

Non sempre la strada è in discesa. Come Benatti anche Giusino, fondatore di una startup che produce e distribuisce video online e che attualmente dà lavoro a 80 persone, ha dovuto prendere molte porte in faccia prima di trovare qualcuno che finanziasse la sua prima campagna con 32mila euro, una cifra che al momento gli è sembrata notevole ma che poi è stata largamente superata da altri investitori.

Nel valutare le idee i venture capitalist danno importanza anche a chi le propone.

Ma che cosa fanno i venture capitalist? Quali criteri adottano per valutare i progetti da finanziare?

Oltre che finanziatori e mentor per la crescita di neo-imprenditori siamo noi stessi fondatori di imprese”, ha detto Di Camillo che tra le 18 società finanziate può annoverare la celebre Yoox.  Come imprenditore invece ha fondato nel 2005 Banzai, che a febbraio si è quotata in Borsa e dà lavoro a 500 persone.

Il venture capitalist è chi investe in iniziative che hanno l’ambizione di diventare grandi: per questo noi di United Ventures diciamo un sì ogni dieci no”, ha affermato Magrini dando una visione decisamente più lontana da quella dell’incubatore d’impresa.

Unico ad ammettere apertamente di sentirsi un po’ “squalo” Graziano Seghezzi che però, contraddicendosi, ha sottolineato l’importanza del “legame umano” che si stabilisce tra investitore e startupper.  Senza trascurare di evidenziare la necessità che il business plan sia innovativo, ha spiegato che “poiché si lavora fianco a fianco per anni, è necessario un rapporto basato sulla fiducia e sulla trasparenza”.

Per Magrini “più importante dell’idea è la persona che la propone”.

Ma quali caratteristiche deve avere lo startupper per essere ritenuto interessante e credibile dal venture capitalist? La parola magica è “feeling”.

Quando mi trovo davanti un aspirante imprenditore – ha confessato Magrini – mi domando sempre  se, qualora capitasse di aspettare insieme 40 minuti in aeroporto, sarebbe un’esperienza piacevole oppure no”.

Annamaria Vicini
Annamaria Vicini
Giornalista pubblicista ho collaborato con quotidiani nazionali (L'Unità, Corriere della Sera, Il Giorno) e, dopo essermi trasferita da Milano in Brianza, con testate a carattere locale. Fulminata sulla via del web, sono passata nel 2001 a dirigere un sito Internet e una tivù a circuito chiuso nell'ambito della Grande Distribuzione. Ho realizzato house organ aziendali e mi sono occupata di Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni. Attualmente lavoro come free-lance e sono Digital Champion di Merate (Lc).

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