Finanziamenti a fondo perduto, quante imprese vorrebbero trovarli? Domanda retorica, direte. Eppure ci sono 123 miliardi di euro che l’Europa vuole darci e che rischiano di tornare indietro perché pochi li chiedono. Ecco perché è nata Resvalue, una startup che aiuta le imprese innovative e le Pmi nella ricerca di fondi.
Finanziamenti a fondo perduto: come individuarli
Che poi il difficile non è neanche trovarli, ma capire se quel determinato bando è fatto su misura per la tua impresa oppure no.
Ed è esattamente quello che fa Resvalue attraverso la piattaforma trovabando.it.
Ma come funziona il servizio?
“Inseriamo i dati relativi all’impresa nel database e forniamo un report completo sui bandi e le agevolazioni a cui quell’impresa può accedere” – spiega la Responsabile Marketing Marina Azzolini (nella foto con David Pelilli durante la consegna del premio Cotec). – “Il livello di approfondimento della ricerca è scelto dal cliente, in ogni caso diamo una consulenza per una migliore analisi e comprensione dei dati“.
I costi, più che accessibili, variano tra i 29 e i 79 euro e la ricerca per ora è limitata ai bandi relativi all’Italia per startup e Piccole e Medie Imprese. Ma potrebbe ampliarsi anche fino a comprendere la platea numerosa delle società di persone, i cosiddetti freelance, a cui l’Unione europea ha aperto la possibilità di accedere ai finanziamenti. La norma, che risale al 2006, in Italia è stata però recepita solo lo scorso anno.
“Sempre nell’ambito della ricerca di finanziamenti a fondo perduto abbiamo in mente anche altri servizi, come per esempio il monitoraggio: ovvero le imprese potrebbero ricevere un avviso tramite la piattaforma quando esce un nuovo bando adatto a loro“, aggiunge Marina Azzolini. “Per poter estendere i nostri servizi abbiamo però bisogno di fondi e li stiamo cercando tra i Venture capital“.
Finanziamenti a fondo perduto ci sono, quello che manca è la fiducia
Resta da capire perché in Italia insistiamo a non utilizzare i fondi europei, salvo poi continuare a lamentarci che l’Unione non serve a nulla.
“Il motivo è che manca la fiducia” – afferma con sicurezza la Responsabile Marketing -. “Qui da noi si continua a pensare che devi per forza avere qualche conoscenza per poter vincere un bando, ma non è così e noi l’abbiamo sperimentato in prima persona. Quello che serve per vincere è un progetto scritto bene e molta precisione nel rispettare i parametri richiesti. Non serve avere santi in Paradiso, è davvero brutto pensarla così“.
Del resto basta vedere altri Paesi che invece i fondi europei li utilizzano, come Spagna e Irlanda, e che proprio per questo “corrono” più di noi.
A trovabando.it un premio per l’innovazione
Come spesso succede l’idea è nata da un’esigenza sperimentata in prima persona.
“La società è stata fondata nel 2014 da un team di quattro docenti del dipartimento di Studi Aziendali all’interno della facoltà di Economia dell’università Roma 3, più un’ex-studentessa e un imprenditore” – racconta Marina Azzolini, l’ex-studentessa diventata ora Responsabile Marketing – “Avevamo vinto un bando Filas per gli spin-off universitari della Regione Lazio da 100.000 euro con un progetto riguardante la realizzazione di un modello di merito creditizio nel settore Food. In seguito ci siamo però resi conto della mancanza di uno strumento per la ricerca di finanziamenti a fondo perduto“.
Tra il 2015 e il 2016 viene quindi sviluppato il progetto, autofinanziato, e nel 2016 la piattaforma incomincia a vendere i propri servizi. Nello stesso anno arriva un riconoscimento prestigioso dalla Presidenza della Repubblica, il premio per l’innovazione Cotec.
Il team della startup attualmente è composto da: Daniele Previati, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari e di Strategie Competitive; Michela Marchiori, professora associata di Organizzazione Aziendale e Gestione delle Risorse Umane; Lucia Marchegiani, ricercatricedi Organizzazione Aziendale; David Pelilli, professore a contratto e consulente in Strategie Competitive e Servizi Finanziari nonché CEO di Resvalue; Luca Artesi, imprenditore, oltre alla stessa Marina Azzolini. A loro si aggiungono una decina di collaboratori, soprattutto per lo sviluppo della parte It, scelti tra i migliori studenti dell’università.