Lavori del futuro, si imparano in azienda

Lavori del futuro (Monia Spinelli)

Nel mirino c’è sempre l’Università, che non insegnerebbe le professioni del futuro per le quali c’è molta richiesta ma l’offerta scarseggia. Secondo lo studio “Future of Jobs” pubblicato l’anno scorso dal World Economic Forum, le figure che nel quinquennio 2015-2020 avranno un incremento maggiore sono Business & Financial Ops (+492), Management (+416), Computer & Mathematical (+405), Architecture & Engineering (+339), Sales & related (+303), Education & Training (+66).

Nell’Informatica servono competenze a 360°

Ma per Monia Spinelli (nella foto), specializzata in Big Data e Analytics Solutions, i lavori del futuro – per quanto riguarda nello specifico il settore dell’Informatica – si imparano in azienda.

Originaria di Cefalù, provincia di Palermo, ha conseguito una laurea triennale in Informatica a Catania specializzandosi poi in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione presso l’Università Statale di Milano dove ora risiede. A 36 anni ha già lavorato in diverse aziende del settore (“di volta in volta sceglievo chi mi offriva più opportunità, nelle piccole imprese ma a volte anche in quelle più grandi si finisce per fare sempre le stesse cose“); attualmente si occupa di progetti nel settore Analytics e Big Data in Bizmatica Econocom.

Sui nuovi mestieri del futuro Monia ha le idee chiare. Il suo punto di vista, suffragato dall’esperienza, è che sì l’Università serve per avere una base teorica ma poi fondamentalmente il lavoro si impara… lavorando.

Innanzitutto perché “bisogna adattarsi alle esigenze dei clienti e occorre quindi possedere competenze a 360°. Perciò, alle competenze di base come gestione dei dati, gestione dei clienti, dei progetti e delle risorse, occorre poi aggiungere quelle specifiche che ho imparato sul campo”, afferma.

Sul suo profilo Linkedin l’elenco è piuttosto lungo: dai diversi linguaggi di programmazione alla progettazione, sviluppo e modellizzazione di software, al database design, solo per citarne alcune.

Gli strumenti che utilizziamo, generalmente importati dagli Usa, sono da poco sul mercato e sarebbe quindi difficile possederli per aver frequentato un corso di laurea“, spiega Monia.

Lavori del futuro: lo stage può essere un’opportunità

Anche riguardo agli stages il punto di vista che Monia offre è differente da quello comunemente diffuso. I tirocini che i neolaureati fanno presso le aziende, da anni sotto accusa perché sarebbero motivo di sfruttamento senza insegnare una professione, secondo lei possono essere invece un’opportunità per entrare nel mondo del lavoro.

In azienda abbiamo avuto e abbiamo diversi stagisti, laureati in Informatica o anche in Matematica e Statistica, e li formiamo. Lo stage è una possibilità per i neolaureati di mettersi alla prova ed è anche un modo per conoscersi reciprocamente“.

Monia ha cominciato a lavorare facendo uno stage e ammette che all’inizio si sentiva sfruttata. Ma grazie a quel percorso ha avuto una possibilità e oggi è una professionista molto apprezzata che continua a ricevere proposte di lavoro, soprattutto attraverso Linkedin e le società che si occupano di selezione dei candidati.

Poche le donne informatiche e peggio retribuite dei maschi

Nelle facoltà di Informatica le ragazze sono una minoranza così come nel settore le donne che lavorano sono poche e il loro stipendio, a parità di mansioni svolte, è inferiore a quello dei colleghi maschi.

Sposata con un informatico, Monia ha una bimba di 7 mesi e  non nasconde le difficoltà per le donne a ricoprire il doppio ruolo in assenza di servizi adeguati.

Io ho imparato a gestirlo e non ho particolari problemi, però bisognerebbe fare di più per andare incontro alle esigenze delle mamme lavoratrici. L’ideale sarebbe il nido aziendale in modo da rendere compatibili gli orari. Quelli privati sono costosi e i nidi pubblici sono inaccessibili quando si è in due a percepire un reddito“.

A facilitare le cose è la passione che si nutre per il proprio lavoro.

Io ho lavorato fino all’ottavo mese di gravidanza e sono rientrata al settimo mese dopo il parto. Amo il mio lavoro e ci metto tanta passione“.

E pensare che tutto è iniziato a 9 anni, quando il papà, che lavorava in Telecom, le ha regalato un Olivetti 8086. Ha cominciato a smanettare (programmi in Visual Basic) e da allora non ha più smesso!

Annamaria Vicini
Annamaria Vicini
Giornalista pubblicista ho collaborato con quotidiani nazionali (L'Unità, Corriere della Sera, Il Giorno) e, dopo essermi trasferita da Milano in Brianza, con testate a carattere locale. Fulminata sulla via del web, sono passata nel 2001 a dirigere un sito Internet e una tivù a circuito chiuso nell'ambito della Grande Distribuzione. Ho realizzato house organ aziendali e mi sono occupata di Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni. Attualmente lavoro come free-lance e sono Digital Champion di Merate (Lc).

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