In un’indagine di Deloitte il ritratto dei giovani under 30.
Pensano che il compito principale delle imprese sia creare posti di lavoro e che le aziende non stiano facendo tutto quanto è in loro potere per sfruttare al meglio le loro possibilità; aspirano a occupazioni nei settori media, tecnologia e telecomunicazioni; ambiscono alla posizione di leader.
E’ il ritratto dei Millenials (ragazzi nati dopo il 1982) italiani, così come emerge dall’indagine Millenials Survey 2015 di Deloitte, la nota società che opera nel settore dei servizi alle imprese http://www2.deloitte.com/it/it/pages/about-deloitte/articles/2015-millennial-survey-press-release.html
La ricerca ha riguardato 7.800 giovani provenienti da 29 Paesi, diplomati, laureati, impiegati a tempo pieno in aziende con oltre 100 dipendenti.
Attratti dai settori tecnologici, aspirano a ruoli da leader
E’ interessante notare come il profilo dei Millenials di casa nostra si discosti da quello dei loro pari di altri Paesi.
Sul tema dell’occupazione, per esempio, si sono dimostrati più sensibili con una media del 43% contro il 36% della media globale.
Ma se si può considerare questo un esito abbastanza scontato, data la crisi occupazionale che grava sulle fasce giovanili nel Belpaese, più inaspettati sono i risultati riguardanti i settori prescelti e le aspirazioni professionali.
I settori tecnologici e innovativi attraggono infatti il 48% dei giovani italiani contro il 46% a livello globale. Ancora più sorprendente poi l’aspirazione a ruoli di leadership: più della metà dei giovani italiani interpellati (54%) mira a un ruolo da leader, discostandosi molto dalla media dei coetanei europei (37%) e allineandosi invece a quella mondiale (53%).
Pensano che le aziende non sappiano utilizzare al meglio le loro capacità
Molto disincantati appaiono i Millenials nostrani sull’eticità del sistema imprenditoriale (solo 3 su 10 pensano che il mondo imprenditoriale sia etico e sostenibile, contro 5 su 10 a livello globale).
Li accomuna invece al resto del mondo la percezione che le aziende non sappiano sfruttare al meglio le loro capacità: solo il 21% (28% a livello globale) pensa che il proprio datore di lavoro stia valorizzando le competenze possedute.
“Queste conclusioni mandano un forte segnale alla business community che dovrebbe adottare modalità di coinvolgimento più innovative per i talenti che intende attrarre, altrimenti rischia di perderli” è il commento del Ceo di Deloitte Italia, Enrico Ciai.
E le imprese che cosa rispondono?
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