Lo ha detto il presidente al Convegno di Smau sulle hi-tech.
“Vogliamo arrivare a 1 miliardo di investimenti“, ha poi aggiunto Marco Bicocchi Pichi, commentando i dati del Report annuale dell’Osservatorio Startup Hi-tech della School of Management del Politecnico di Milano, presentato mercoledì a Smau dal Direttore Antonio Ghezzi – Ci vuole più coraggio da parte degli investitori“.
Gli investimenti per questo comparto in Italia sono stati nel 2015 pari a 133 milioni di euro, in crescita (+11%) rispetto al 2014 grazie soprattutto ai non istituzionali mentre sono in calo quelli istituzionali (-8%).
Troppo poco, secondo il presidente di Italia Startup, anche perché il paragone con i Paesi europei a noi più vicini non è per niente confortante: in Francia e Germania sono 10 volte maggiori mentre in Spagna risultano il doppio dei nostri.
Insomma, i dati contenuti nel Rapporto sono incoraggianti ma non soddisfano.
Anche perché, ha ricordato Bicocchi Pichi, “stiamo esportando migliaia di talenti mentre dovremmo caso mai attrarli“.
Un altro problema è che le tanto agognate exit fanno sì che il valore prodotto in patria vada poi a beneficio di altri Paesi.
A questo riguardo, ha citato Bicocchi Pichi, si potrebbe copiare da Israele che ha introdotto meccanismi di penalità per le neo-imprese hi-tech che vanno all’estero.
Il modello Silicon Valley vale anche per l’Italia?
Il distretto californiano a cui tanti guardano con invidia e ammirazione non sembra essere adeguato alla realtà italiana, considerato che anche rispetto ai nostri competitor europei il nostro ecosistema è decisamente di dimensioni più ridotte.
Che fare allora?
“Innanzitutto le politiche per le startup vanno pensate e implementate su periodi medio lunghi” – ha affermato Cesare Maifredi, partner dell’investitore 360CP – Inoltre ci sono interi settori come le casse previdenziali, i fondi pensioni e il risparmio privato che costituiscono potenziali investitori“.
C’è chi punta invece sul corporate venture, un’ alleanza strategica tra aziende di medie/grandi dimensioni e startup.
Dopotutto, si è fatto notare, l’Italia pur con tutti i suoi problemi è pur sempre il secondo Paese manifatturiero d’Europa.
“Occorre creare un industry advisor board di medie e grandi imprese che competono sui mercati internazionali e hanno bisogno di acquisire innovazione per diventare più competitive“, ha affermato Bicocchi Pichi, mentre Andrea Monti (founder della startup Find Your Italy) ha sottolineato come tra il mondo corporate e il mondo startup ci siano punti di contatto sia nell’accesso al mercato che nella prototipazione.
Critico Mattia Corbetta del Ministero per lo Sviluppo Economico: “Ho l’impressione che le startup siano poco disponibili agli investimenti in equity (sottoscrizione di quote azionarie, ndr.), perché temono di perdere sovranità. E poi gli incubatori sono in numero eccessivo: mi domando se siano finanziarmente sostenibili“.
Di “deficit culturale” ha parlato Antonio Perdichizzi dell’incubatore WCAP (“Non vedo tutto questo tifo intorno alle startup“), mentre Francesca Perrone di Unicredit ha ricordato gli investimenti effettuati dalla banca attraverso l’incubatore StartLab.