Coopstartup non è più solo un progetto: sono persone, facce di giovani venuti a Napoli da ogni parte d’Italia per parlare della loro impresa, per fare domande e avere risposte. Pieni di entusiasmo e di speranza, ma con la concretezza di chi si scontra con i problemi di tutti i giorni: burocrazia e finanziamenti, accesso al mercato, concorrenza.
Startup cooperative: in meno di tre anni nate 22 imprese
Sono gli startupper della cooperazione. Arrivano dalla Liguria (ABAcadabra, Boschi Vivi, Demoelà, Ghinghinelli, H2Boat, Tatabox, quelli di Brigì non ci sono, hanno subito gravi danni dall’alluvione e sono rimasti a rimboccarsi le maniche), dall’Emilia Romagna (Città della Cultura/Cultura della città, Coop@ ), dalle Marche (Artemista, La Biologica), dalla Toscana (Biofan, Erse), dall’Umbria (Multicoopter Drone), dal Lazio (Ecoplanner, Fucina delle Arti, Virginia, L’Alveare), dalla Campania (Tobilì, Vascitour), dalla Puglia (29Nove, Experience). Ad accoglierli, nella location (scelta non a caso) di Città della Scienza, trovano i responsabili del progetto nato dal settore Promozione attiva di Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop.
In due giorni, martedì 29 e mercoledì 30, incontrano esperti e cooperatori senior, a cui sottopongono i loro quesiti: come e dove trovare finanziamenti , come gestire fisco e pratiche burocratiche, quali sono i tempi giusti per sbarcare sul mercato, come tenere insieme il team, come attrarre i clienti, come aprirsi al mercato senza perdere la propria identità e i propri valori, come colmare la carenza di alcune competenze, come comunicare in modo efficace.
Domande che qualsiasi startupper si trova a formulare non appena esce dalla fase esaltante dell’aver trovato un’idea d’impresa ed entra in quella ben più complicata del confronto con la realtà, quando l’impresa comincia a camminare e sente le proprie gambe instabili, trova davanti a sé muri che sembrano insormontabili, si scontra con competitor più agguerriti, fatica a trovare acquirenti per i propri prodotti.
Startup cooperative: i consigli degli esperti e dei senior
Ma il bello di questo Meeting Coopstartup 2016 è che le domande qui trovano risposte.
E infatti non a caso l’evento ha il titolo Connessioni, perché “la cooperazione è connessione, ci piacciono connessioni che creano valore” dice in apertura il Direttore generale di Coopfond Aldo Soldi.
Ma le connessioni, intese come relazioni (tra i componenti del team, con i possibili alleati, con i clienti, con i fornitori, con eventuali partner…) e l’importanza di coltivarle sono già una delle risposte ai problemi posti dai neo-imprenditori.
Stringere alleanze è fondamentale
Suggerisce alleanze con cooperative e alleanze tra startup il presidente di Unicoop Tirreno Marco Lami, (“il mondo cooperativo non è un mondo protetto ma un mondo in cui si condivide“), anche se “la disponibilità a collaborare è proporzionale alla reciproca convenienza“, mette sull’avviso Alfredo Morabito di Coopfond.
Il collante è l’empatia: ne è convinto Demetrio Chiappa, presidente di Doc Servizi, cooperativa con oltre 5.500 associati che opera nel settore artistico/culturale, per il quale l’empatia si deve avere non solo tra soci (“le cooperative spesso saltano non per motivi economici ma perché si rompono le relazioni“) ma anche con clienti e fornitori. I quali fornitori spesso diventano soci, ha sottolineato il presidente di Agribologna, Lauro Guidi.
Ampliare la propria base sociale può essere un modo per ovviare alla carenza di capitale. Già, ma per una startup non è facile! Per esempio Tatabox, che a Genova offre spazi e servizi agli studenti e impiega 5 collaboratori, ha provato a chiedere loro di diventare soci ma senza successo.
“I soci sono soggetti imprenditoriali, quindi devono assumersi il rischio d’impresa. Se rispondono negativamente è perché non si è comunicato bene il progetto d’impresa. La condivisione preventiva degli obiettivi strategici è fondamentale“, spiega la presidente della cooperativa sociale Itaca Orietta Antonini.
Avere più fonti di finanziamento è meglio
Inutile dire che l’accesso al credito e la ricerca di finanziamenti è uno dei problemi che più tengono banco.
Coopfond ha messo a punto un supporto finanziario specifico per le startup cooperative nate dal progetto Coopstartup e per le cooperative iscritte al registro delle startup innovative aderenti a Legacoop. Un’altra risorsa a cui è possibile attingere è il microcredito di Banca Popolare Etica, in convenzione con Coopfond.
Ma attenzione a fissarsi su una sola fonte di finanziamento, mettono in guardia il presidente di StarsUp (primo portale di equity crowdfunding italiano autorizzato dalla Consob) Matteo Piras e la vicepresidente di Coopfond Eleonora Vanni.
“Può esserci anche un mix, l’importante è che nel team ci sia qualcuno che sa maneggiare i soldi e sa parlare con gli investitori: l’informativa aziendale è un valore assoluto, perché trasmette il processo di crescita della startup” (Piras) e “Avere fonti diverse di finanziamento può essere utile anche per venire incontro alle diverse esigenze che sorgono nelle varie fasi del percorso” (Vanni).
Altre fonti suggerite dagli esperti l’equity crowdfunding e i Business Angels.
Se il Venture Capital può non essere interessato a finanziare una cooperativa per problemi di governance (non può partecipare alle decisioni) non è detto che un Business Angel non possa essere attratto dal modello cooperativo. Sostenitore convinto di questa ipotesi il professore di Economia della II Università di Napoli Mario Sorrentino: “Una percentuale di questi soggetti, anche a livello internazionale opera con fini che non sono esclusivamente di profitto, ma lo fa per interagire con il territorio, per beneficenza o anche per divertimento“.
Accelerare il Time to market e differenziarsi per battere la concorrenza
Altro grosso problema il mercato e i tempi per accedervi.
“Spesso le startup sbagliano il time to market perché allungano troppo i tempi, io sarei per accorciarli. Non bisogna avere paura degli errori, dagli errori si impara“, suggerisce la professoressa di Economia e Gestione delle Imprese dell’università di Catania Elita Schillaci, che consiglia di puntare sulla differenziazione qualitativa per battere la concorrenza.
Startup cooperative: strumento per un nuovo salto d’epoca?
Altro asset fondamentale è il legame con il territorio.
Tutte le startup cooperative hanno un forte radicamento sul territorio, “ma l’identità territoriale da sola non basta“, ammonisce il sociologo Aldo Bonomi.
“L’identità non sta nel soggetto, ma nella relazione“, dice Bonomi citando il filosofo francese Emmanuel Levinas. E conclude:
“La Lega delle cooperative è strumento di relazione? Il mutualismo è nato nell’Ottocento come risposta al salto d’epoca tra agricoltura e industria. Oggi siamo in presenza di un nuovo salto d’epoca tra industria manifatturiera ed economia del lavoro cognitivo. La società si struttura in tre componenti: comunità del rancore, comunità di cura e comunità operosa. La cooperazione può fare molto per scomporre la prima, fa già molto per realizzare la seconda. Le startup cooperative possono essere il soggetto che dà vita alla terza. L’unico destino per le startup è quello di farsi comprare dalle multinazionali? O si può fare un salto d’epoca socialmente condiviso? Le startup cooperative sono uno strumento adeguato, a condizione che il mondo della cooperazione abbia una visione strategica e accompagni le nuove imprese“.
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