Emigrare in Australia: sembra l’Eden, ma non è per tutti
Quanti giovani italiani hanno pensato di mollare tutto e andare in Australia a cercare lavoro?
A fronte di una crisi economica che sembra colpire buona parte del globo terrestre, la terra dei canguri appare ancora come un Eden: sono ben 50.000 gli italiani che ogni anno prendono il volo e se ne vanno in questo affascinante Paese (su StartFacile.com trovi una guida completa per chi vuole trasferirsi in Australia).
Molti vanno per qualche mese ma poi tornano, l’Eden non è per tutti.
Qui vi raccontiamo la storia di due italiani che hanno deciso di emigrare in Australia, ce l’hanno fatta e per ora non hanno nessuna intenzione di tornare a casa in pianta stabile.
Due storie diverse ma unite da un unico filo rosso: l’amore per una terra in cui ci si sente più liberi e realizzati unito a una cocciuta determinazione nel voler raggiungere il proprio obiettivo.
Emigrare in Australia è più facile se parli bene inglese e ti dai da fare
Theowill Jean Francois, per gli amici Theo, è italiana di Trento. Il nome deriva dal padre, di origine haitiana, e spesso fa sì che a Melbourne dove ora risiede molti la considerino australiana grazie anche a un inglese perfettamente parlato. In Australia era andata la prima volta con una borsa di studio di un semestre quando ancora studiava Giurisprudenza.
“Tornata a casa non mi sentivo più a mio agio, mi mancava troppo quello stile di vita libero e senza chiusure mentali che avevo conosciuto a Melbourne“.
Theo decide così di tornare con un Working Holiday Visa, un visto di 12 mesi rinnovabile, che viene concesso a chi ha meno di 30 anni e vuole andare in Australia per vacanza e lavoro.
Si iscrive alla Facoltà di Contabilità presso l’Università Kaplan di Melbourne ricominciando da capo l’iter universitario, e nel frattempo lavora. Prima come barista, poi come impiegata in uno studio di Fisioterapia dove ha fatto carriera: da due mesi, infatti, è stata promossa manager dello studio.
A completare la sua felicità c’è anche un fidanzato (australiano of course!).
“Trovare lavoro a Melbourne è abbastanza facile se si parla bene l’inglese e se si ha voglia di lavorare. All’inizio portavo il curriculum in bar e ristoranti, il lavoro nello studio invece l’ho trovato in Internet. Posso dire di aver sperimentato il lusso di poter rifiutare più occasioni“.
Gli stipendi sono alti (si va da un minimo di 17 dollari all’ora in su) e il costo della vita è accessibile (una camera singola in affitto costa dai 150 ai 200 dollari a settimana).
Anche la vita sociale è molto intensa: ci sono tanti tipi di locali in cui passare le serate in compagnia e mangiare al ristorante costa poco.
Ai ragazzi che pensano di emigrare in Australia Theo consiglia di “imparare bene l’inglese prima di partire e, una volta arrivati, non frequentare troppi italiani per non perdere le capacità linguistiche acquisite”. E poi “non avere aspettative troppo alte e non aver paura di farsi il mazzo!“.
Emigrare in Australia: non solo lavoro, ma anche migliore qualità della vita
La storia di Beppe Falanga, originario di Napoli ma trasferitosi con la famiglia fin dall’infanzia in provincia di Lecco, è affascinante e l’entusiasmo con cui la racconta è davvero contagioso.
Laureato in Fisica, lavorava a Milano come sviluppatore di applicazioni per mobile. Ma la vita da pendolare, casa-ufficio, gli stava stretta. Così, nel settembre 2011 decide di mollare tutto e parte per Sydney. La sua è una decisione meditata: tre mesi prima di prendere il volo fa un’attenta ricerca sul web e impara un sacco di cose sulla realtà australiana.
Scopre, per esempio, che c’è un mondo del lavoro dinamico e in espansione, alla ricerca di figure con alta specializzazione di cui l’Australia è carente, ma che abbiano anche qualche anno di esperienza.
Insomma, tutto corrisponde con il suo profilo. E infatti, dopo qualche settimana dal suo arrivo a Sydney, trova lavoro in una startup che produce software per grandi aziende. Il fondatore è australiano, i capitali nord-americani.
Ma presto anche questa routine gli sta stretta. Lui ama stare immerso nella natura e fin da piccolo sogna una vita avventurosa. Ne parla con il suo manager che si rivela molto comprensivo e gli concede un’aspettativa di 9 mesi per non fargli perdere il visto di residenza permanente (si ottiene dopo 2 anni grazie alla sponsorizzazione di un’azienda).
Lavora duro per attrezzare di tutto punto un camper e visitare l’Australia. Per due mesi lo accompagnano due amiche italiane, poi continua in solitaria. Un’esperienza unica, da cui torna profondamente cambiato.
“Non sono più quello di prima, adesso sono molto più rilassato e in pace con me stesso. Mi sono reso conto che trascuravo le relazioni, mentre invece mi piace condividere le esperienze con altri. Qui ho molti amici di tutte le nazionalità e posso fare molte attività sportive che sono la mia passione“.
Da quando è tornato a Sydney ha ripreso il lavoro, ma nel frattempo il camper è diventato la sua casa. Non per necessità – con il suo lavoro guadagna bene – ma per scelta.
C’è qualcosa che ti manca dell’Italia?
“Tantissime cose. La mia famiglia in modo tremendo. E poi gli amici, i profumi, la nostra cultura, le nostre diversità tra regione e regione, la nostra vita notturna, le nostre montagne e in generale tutto il nostro Paese che rimane tra i più belli al mondo. Così come la nostra gente, visto che ovunque si vada sappiamo essere tra i più intraprendenti, ingegnosi e socievoli. Ma qui c’è qualcosa che bilancia tutto ciò: la possibilità di sognare e realizzare i miei sogni “.
Quale sarà il prossimo?
“Fare il nomade digitale e girare il mondo, poter rendere ogni angolo di questo pianeta la mia casa e il mio ufficio. Non escludo comunque un radicale cambiamento di settore lavorativo“.
Scommettiamo che ci riuscirà?
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[…] vite per gli immigrati ha creato scompiglio nella comunità italiana locale, che è molto numerosa (qui trovi le storie di due trentenni italiani emigrati in Australia). Molti i commenti sui social […]